E' boom per gli "hybrid workers". Imprenditori, manager, no profit...
Qualche mese fa ho scritto di un futuro (prossimo) del lavoro e del modo in cui le organizzazioni reagiscono o potrebbero reagire (https://dirigentindustria.it/notizie/opinioni/il-futuro-del-lavoro.html)al cambiamento in atto.
A distanza di qualche mese voglio invece ragionare su come le Persone si adattano o potrebbero adattarsi a questo cambiamento.
I fattori di contesto sono sempre i medesimi: competizione globale e tecnologia, che portano ad effetti visibili e ad opportunità da cogliere.
Se da un lato infatti le carriere e la stabilità del posto di lavoro sono sempre più a rischio, d'altro lato emergono opportunità di lavoro, conoscenza e azione finora sconosciute.
In queste condizioni si originano una serie di reazioni, difensive o evolutive, che le persone attuano.
Si possono "catalogare" in reazioni difensive i comportamenti di alcuni che tendono per esempio a lavorare sempre più ore per essere competitivi o cercano di difendere i propri privilegi acquisiti con varie forme di comportamenti opportunistici. Definirei queste reazioni come patologiche, perché in ultima analisi danneggiano le organizzazioni e le persone stesse, e pertanto da sconsigliare e disincentivare.Viceversa trovo evidenza di varie reazioni evolutive che portano le persone ad investire sempre più nella formazione continua , nella ridefinizione dei propri obiettivi e in uno sforzo di supporto al cambiamento della società con attività di giveback e di dono.
In particolare vedo una tendenza alla creazione di figure professionali "ibride" che definirei quindi hybrid workers.
Sono professionisti che hanno interessi differenziati e riescono ad essere contemporaneamente, o in fasi successive, sia manager che imprenditori che consulenti che investitori che attori del mondo no profit.
Questa strategia di diversificazione non solo è positiva per il contesto per molti motivi ma è anche molto positiva per le persone stesse che in questo modo imparano , proteggono il proprio status, costruiscono network e opportunità per se stessi e per gli altri.
Un modo molto sano e produttivo di accompagnare il cambiamento e di esserne artefici e promotori.Le organizzazioni possono avvantaggiarsi di questi comportamenti (invece di boicottarli) e il contesto istituzionale può mutare per stimolare e tutelare questa transizione dagli squilibri che un cambiamento di questo tipo inevitabilmente genera.
Sempre più interessanti saranno quindi strutture che supportino questo cambiamento e facciano tesoro delle esperienze e risultanze acquisite.
Questo comporta ovviamente un cambiamento di mindset e di strumenti nelle organizzazioni e nel mondo del lavoro in generale. Questi strumenti sono già presenti o andranno creati e saranno una delle opportunità da cogliere nel prossimo futuro.