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Ocean Decade: acque profonde risorsa per lo sviluppo sostenibile nel mondo

Eduardo Cagnazzi

Esperti internazionali impegnati nel rispetto degli equilibri ambientali e del degrado. La risposta al programma promosso dall'Onu per il decennio 2021-2030.

Viene da 45 autorevoli esperti internazionali di ricerca oceanografica una nuova fase della ricerca globale sulle acque profonde. L’iniziativa degli esperti, finalizzata alla protezione degli oceani e allo sviluppo socio-economico nel rispetto degli equilibri ambientali, rientra nell’ambito dell’Ocean Decade, il programma promosso dall’Onu per il decennio 2021-2030. .

L’Ocean Decade punta a coinvolgere la comunità scientifica, i decisori politici, gli industriali e la società civile nell’individuazione di risposte efficaci in direzione del contrasto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e all’acidificazione degli Oceani, causa di perdita della biodiversità e di degrado degli habitat acquatici e costieri.

In questo quadro i più autorevoli ricercatori internazionali delle scienze marine hanno individuato in un articolo dal titolo “A decade to studydeep-sea life” appena pubblicato su Nature Ecology&Evolution (link) quattro obiettivi fondamentali che dovranno ispirare la ricerca sulla biologia delle profondità marine: equità nello sviluppo delle potenzialità di ricerca tra Paesi ricchi e meno meno avanzati; creazione e condivisione secondo parametri condivisi di un database globale relativo ai bacini oceanici; miglioramento della comprensione del ruolo dell’oceano profondo in rapporto agli ecosistemi e alle popolazioni umane; maggior ricorso alle conoscenze marine a supporto delle politiche di sviluppo sostenibile.

Il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite rappresenta un'opportunità eccezionale per effettuare un cambiamento positivo nell'uso dell'oceano”, scrivono i ricercatori.  Tra essi l’unico italiano è Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, tra i più importanti enti di ricerca al mondo per la biologia marina e l'ecologia.

Gli oceani rappresentano un'opportunità unica per il futuro dell'umanità -afferma Roberto Danovaro, presidente della Stazione Anton Dohrn-  ma richiedono uno sviluppo sostenibile basato sui risultati della ricerca scientifica. L'Italia può giocare un ruolo di primo piano nel settore del mare, e contribuire a potenziale l'economica blu eco-sostenibile e il rilancio del Paese nella fase post Covid”.

Gli esperti di scienze marine auspicano che il programma su scala globale ci permetta di comprendere meglio la biologia degli oceani e il loro funzionamento, per generare nuove conoscenze scientifiche, dati e informazioni affinché chi governa possa implementare politiche sostenibili. 

Tra le priorità, i ricercatori sottolineano la necessità di rendere più inclusiva la ricerca. Attualmente la disponibilità dei dati sulle profondità e gli ecosistemi marini riflette la differente capacità di accesso a infrastrutture tecnologiche tra Paesi più o meno avanzati. “Le azioni e i programmi dell’Ocean Decade focalizzate sul mare profondo -si legge nell’articolo- dovranno garantire opportunità di ricerca anche a ricercatori di nazioni che abbiano un limitato accesso a infrastrutture su larga scala. Questo approccio potrà favorire nuovi modelli nella ricerca sulle acque profonde, e incoraggiare una nuova generazione di scienziati ed educatori”.

Anche l’Italia, vista la sua carente disponibilità di navi da ricerca e di grandi infrastrutture per la ricerca marina, potrà trarre beneficio da queste collaborazioni internazionali.

Le ricerche svolte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn -aggiunge Roberto Danovaro- stanno fornendo un importante contributo, sia per ridurre gli impatti a mare delle infrastrutture e delle nuove fonti energetiche sia per la protezione dell'ambiente sia per il restauro degli ecosistemi marini, ma il nostro Paese può e deve fare di più per valorizzare la ricerca marina che sarà centrale nel panorama globale del prossimo decennio”.