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Ocean Decade: acque profonde risorsa per lo sviluppo sostenibile nel mondo

Viene da 45 autorevoli esperti internazionali di ricerca oceanografica una nuova fase della ricerca globale sulle acque profonde. L’iniziativa degli esperti, finalizzata alla protezione degli oceani e allo sviluppo socio-economico nel rispetto degli equilibri ambientali, rientra nell’ambito dell’Ocean Decade, il programma promosso dall’Onu per il decennio 2021-2030. .

L’Ocean Decade punta a coinvolgere la comunità scientifica, i decisori politici, gli industriali e la società civile nell’individuazione di risposte efficaci in direzione del contrasto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento e all’acidificazione degli Oceani, causa di perdita della biodiversità e di degrado degli habitat acquatici e costieri.

In questo quadro i più autorevoli ricercatori internazionali delle scienze marine hanno individuato in un articolo dal titolo “A decade to studydeep-sea life” appena pubblicato su Nature Ecology&Evolution (link) quattro obiettivi fondamentali che dovranno ispirare la ricerca sulla biologia delle profondità marine: equità nello sviluppo delle potenzialità di ricerca tra Paesi ricchi e meno meno avanzati; creazione e condivisione secondo parametri condivisi di un database globale relativo ai bacini oceanici; miglioramento della comprensione del ruolo dell’oceano profondo in rapporto agli ecosistemi e alle popolazioni umane; maggior ricorso alle conoscenze marine a supporto delle politiche di sviluppo sostenibile.

Il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite rappresenta un'opportunità eccezionale per effettuare un cambiamento positivo nell'uso dell'oceano”, scrivono i ricercatori.  Tra essi l’unico italiano è Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, tra i più importanti enti di ricerca al mondo per la biologia marina e l'ecologia.

Gli oceani rappresentano un'opportunità unica per il futuro dell'umanità -afferma Roberto Danovaro, presidente della Stazione Anton Dohrn-  ma richiedono uno sviluppo sostenibile basato sui risultati della ricerca scientifica. L'Italia può giocare un ruolo di primo piano nel settore del mare, e contribuire a potenziale l'economica blu eco-sostenibile e il rilancio del Paese nella fase post Covid”.

Gli esperti di scienze marine auspicano che il programma su scala globale ci permetta di comprendere meglio la biologia degli oceani e il loro funzionamento, per generare nuove conoscenze scientifiche, dati e informazioni affinché chi governa possa implementare politiche sostenibili. 

Tra le priorità, i ricercatori sottolineano la necessità di rendere più inclusiva la ricerca. Attualmente la disponibilità dei dati sulle profondità e gli ecosistemi marini riflette la differente capacità di accesso a infrastrutture tecnologiche tra Paesi più o meno avanzati. “Le azioni e i programmi dell’Ocean Decade focalizzate sul mare profondo -si legge nell’articolo- dovranno garantire opportunità di ricerca anche a ricercatori di nazioni che abbiano un limitato accesso a infrastrutture su larga scala. Questo approccio potrà favorire nuovi modelli nella ricerca sulle acque profonde, e incoraggiare una nuova generazione di scienziati ed educatori”.

Anche l’Italia, vista la sua carente disponibilità di navi da ricerca e di grandi infrastrutture per la ricerca marina, potrà trarre beneficio da queste collaborazioni internazionali.

Le ricerche svolte dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn -aggiunge Roberto Danovaro- stanno fornendo un importante contributo, sia per ridurre gli impatti a mare delle infrastrutture e delle nuove fonti energetiche sia per la protezione dell'ambiente sia per il restauro degli ecosistemi marini, ma il nostro Paese può e deve fare di più per valorizzare la ricerca marina che sarà centrale nel panorama globale del prossimo decennio”.

 

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