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Costume
Serena Williams furiosa contro l'arbitro? Il respiro aiuta a gestire la rabbia

Agire sul respiro per controllare la rabbia. Lo suggerisce Paola Vinciguerra, psicoterapeuta presidente Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico e direttore scientifico Bioequilibrium), che interviene sull'episodio che ha visto protagonista la campionessa Serena Williams agli ultimi Us Open. "La rabbia è un'emozione primaria e viene attivata quando si ha la percezione che qualcosa o qualcuno stia intralciando il nostro cammino verso l'obiettivo che ci eravamo prefissati di raggiungere. Ognuno di noi può reagire in maniera diversa e ciò dipende da numerose variabili - dice Vinciguerra -. C'è chi è maggiormente propenso ad internalizzare la rabbia, cioè 'a tenersi tutto dentro', e chi non riesce a trattenersi e non può fare a meno di esprimerla, molto spesso anche in modi eccessivi". In pratica, "quello che è successo alla campionessa Serena Williams. Non è riuscita a resistere all'impulso di manifestarla perché evidentemente ha subito come frustrante ed ingiustificata la decisione dell'arbitro. Purtroppo questo le è costato la vittoria agli Us Open. Il suo esempio ci può suggerire che non sempre ciò che ci può far stare meglio in quel momento sia la cosa migliore da fare. A volte - continua Vinciguerra - potrebbe essere meglio fermarci, respirare in maniera diaframmatica e chiederci cos'è che realmente ci sta facendo arrabbiare, in modo da poter gestire l'emozione e reagire nella maniera più adatta alla situazione evitando di mettere in atto comportamenti per noi controproducenti".

Serena Williams perde gli Us Open dopo aver insultato il giudice

 

La conclusione che non ti aspetti nella finale femminile degli Us Open. Naomi Osaka è la nuova regina di New York, prima giapponese nella storia a trionfare in un Major, realizza il suo sogno di sfidare e battere Serena Williams nella finale dello Slam statunitense ma forse non si aspettava di farlo così come è avvenuto, con una cerimonia finale che ha avuto del surreale con la Osaka stupita e quasi dispiaciuta di aver battuto il suo idolo dopo che aveva perso la testa dando del 'ladro' all'arbitro di sedia e subendo un terzo warning e un game di penalità nel secondo set, chiudendo di fatto i giochi. Nella finale degli Us Open femminili, ultimo Slam del 2018 che si è concluso sul cemento di Flushing Meadows, la nipponica, numero 19 Wta e 20esima testa di serie, ha battuto per 6-2, 6-4, in un’ora e 19 minuti di partita, la ex numero uno del mondo. Ma oltre al risultato è il modo in cui è maturato che ha sorpreso i 25mila spettatori che hanno fischiato a lungo durante la cerimonia.

Dopo un primo set vinto nettamente dalla giapponese è nella seconda frazione che si materializza il dramma per Serena: nel secondo game è arrivato il primo “warning” (coaching) dal giudice di sedia ma nonostante la rabbia la Williams è riuscita comunque ad allungare sul 3-1, togliendo la battuta alla Osaka e annullando poi quattro chance per il contro-break. Naomi però ha ricominciato subito a spingere e si è ripresa il break (secondo “warning” a Serena): quindi ha riagganciato e superato la sua avversaria, oramai in piena crisi di nervi sul 4-3, ma entra in scena l'arbitro di sedia Ramos che assegna un game di penalità alla statunitense, facendo andare la giapponese avanti 5-3. La Williams ha poi tenuto con orgoglio il proprio turno di battuta ma nel decimo game Naomi ha chiuso la finale al primo match-point.

Ripercorrendo le tappe della disputa tra la Williams e l'arbitro Ramos, il tutto inizia sull’1-0 del secondo set, con la Osaka al servizio, il giudice di sedia portoghese Carlos Ramos ha dato a Serena un “warning” per “coaching”. Lei non l’ha presa bene: "Io non imbroglio per vincere. Ti comunico che non ho nessun codice con il mio coach. Piuttosto perdo, ma non c’è nessun codice”, ha detto la Williams con un tono di voce fermo ma corretto, aggiungendo che se anche Patrick Mouratoglou le avesse fatto qualche segnale (come poi il coach francese ha ammesso) lei non l’aveva visto. Al cambio di campo sono seguite ulteriori spiegazioni e tutto è sembrato risolto, ma non è stato che l’inizio. Dopo aver subito il contro-break nel quinto gioco Serena ha polverizzato la racchetta e si è beccata un altro “warning”, stavolta per “racquet abuse”.

Per il cumulo di penalità le è stato dato un punto di penalizzazione. A questo punto a Serena sono saltati i nervi e durante il cambio campo dopo il settimo gioco ha dato del “ladro” a Ramos, colpevole di non averle tolto il primo “warning” (quello per coaching), dicendogli anche che non avrebbe mai più arbitrato un suo match. Ed il giudice di sedia non ha potuto fare a meno di comminarle un game di penalità a seguito di un terzo "warning" ("verbal abuse"), che ha proiettato la Osaka sul 5-3. Sono entrati in campo i supervisor e Serena ha rincarato la dose parlando anche di “sessimo”, giustificando il proprio comportamento adducendo come scusa il fatto che nel tennis maschile i giocatori dicono di peggio. Tutto inutile.

Per la 20enne Osaka - la più giovane vincitrice dell’Open a stelle e strisce dai tempi di Maria Sharapova (che nel 2006 aveva 19 anni) - è il secondo titolo in carriera su tre finali disputate: grazie a questo successo da lunedì farà il suo ingresso tra le top ten, andando ad occupare la settima poltrona, mentre Serena Williams salirà nel ranking al numero 16. Per la Williams, che compirà 37 anni il prossimo 26 settembre, è la 31esima finale carriera in un Major e per la seconda volta nel giro di due mesi ha la chance di agguantare il record Slam della Court. Per la Osaka, 21 anni il prossimo 16 ottobre (più giovane finalista dai tempi della Wozniacki, nel 2009), è la prima.

Per la Williams è stato davvero difficile parlare trattenendo le lacrime: ancora una volta a New York, come già le era accaduto in semifinale con la Clijsters nel 2009 e nei quarti con la Capriati nel 2004, Serena non è riuscita a controllare il nervosismo. "Non voglio essere scortese….", ha detto durante la premiazione. "Voglio fare i complimenti a Naomi che ha giocato davvero bene la sua prima finale Slam". Poi rivolgendosi al pubblico: "Basta fare ‘buh’: questo è il momento di Naomi che ha meritato di vincere. Io supererò questo momento, statene certi". Se la ex numero uno del mondo è triste la neo campionessa Major è tutt’altro che allegra, dispiaciuta per la conclusione di una partita che ha comunque ampiamente meritato di vincere. "So che tutti facevate il tifo per Serena, mi dispiace che sia finita così….", ha esordito. "Grazie per aver guardato la partita". Dopo l’ultimo punto l’abbraccio con la madre: ”So quanto è stato difficile per lei in questi anni. E’ sempre stato il mio sogno affrontare Serena nella finale degli Us Open, sono davvero grata che questo sia successo”. E poi: ”Grazie Serena di aver giocato con me”. Quindi si è concessa ai fotografi con un sorriso timido, quasi dispiaciuta di aver vinto e con tutta l’aria di desiderare soltanto di rientrare negli spogliatoi.

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