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"Zaha Hadid? Addio alle archistar. Così cambia l'architettura". FOTO

Zaha Hadid, dama dell'architettura, interprete massima della stagione delle archistar

Maria Carla Rota (@MariaCarlaRota)

"Quella di Zaha Hadid è una perdita molto forte per l'architettura. Al di là del giudizio soggettivo, è stata una professionista che ha cambiato il mestiere dell'architetto a livello mondiale sotto diversi punti di vista. Non solo. Lei è stata forse il massimo esponente dell'epoca delle archistar, che ormai sembra essersi conclusa e che forse non tornerà più, lasciando spazio a un nuovo modo di fare architettura".

Così Alberto Ferlenga, rettore dell'Università Iuav di Venezia, commenta con Affaritaliani.it l'opera dell'archistar Zaha Hadid. Britannica di origine irachena, è morta giovedì 31 marzo per una crisi cardiaca a Miami. Nata a Baghdad nel 1950, Hadid, dame dell'Ordine dell'Impero Britannico,  fu la prima donna a vincere il premio Pritziker, il Nobel dell'architettura, nel 2004. Tra le sue opere, il trampolino per il salto con gli sci delle olimpiadi di Innsbruck e la piscina dei Giochi olimpici di Londra 2012.

In quali aspetti Zaha Hadid è stata rivoluzionaria?
"Innanzitutto era un architetto donna. Ne abbiamo avute anche in Italia, basti pensare a Gae Aulenti, ma Zaha Hadid è stata la prima essere assolutamente equiparabile ai colleghi maschi per quantità di progettazione e per credibilità e fama raggiunta a livello mondiale. Poi, la sua origine irachena: ha rappresentato l'affermarsi di una parte del mondo che prima di lei non aveva mai dato apporti significativi in questo campo. Infine, è stata l'espressione massima di un'architettura d'avanguardia innovativa nelle forme e nella capacità di gestirle in modo non convenzionale".

Ferlenga Alberto IuavAlberto Ferlenga
Rettore dell'Università Iuav di Venezia

 

Come si è formata la sua filosofia architettonica?
"Il suo stile così riconoscibile e la sua grande attenzione agli aspetti processuali sono nati durante gli anni di studio a Londra, alla Architectural Association, dove ha avuto come maestro l'architetto Rem Koolhaas. Zaha Hadid era anche una donna di grande cultura: si è ispirata molto alle avanguardie del primo Novecento, russe in particolare. Utilizzava i materiali tipici della modernità, come metalli, cemento, calcestruzzo e vetro, abbinandoli a un uso molto avanzato del computer. Ne derivavano forme sperimentali spesso inaspettate, che si rifacevano alla zoologia e alla natura. Forme che non avevano nulla a che vedere con l'aspetto tradizionale di un edificio e che, a volte, portavano a una presenza forse perfino eccessiva del contenitore".

Zaha Hadid ha avuto un importante legame con l'Italia.
"Ha progettato molto nel nostro Paese. Il MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, è uno dei suoi progetti simbolo, una delle opere che l'ha resa famosa in tutto il mondo. Poi ci sono il grattacielo di City Life a Milano, la stazione marittima di Salerno e la stazione ferroviaria dell'alta velocità di Afragola, ancora in costruzione, con un progetto rivoluzionario che scavalca i binari della ferrovia".

Potremmo definirla l'ultima delle archistar?
"Faceva parte di una schiera di architetti, una decina, che sono stati protagonisti di una stagione che forse si è conclusa e non tornerà. Penso a Frank Gehry, Rem Koolhaas, Renzo Piano: professionisti con studi in tutto il mondo, che costruiscono spostandosi di capitale in capitale. Hanno una grande capacità di utilizzare gli strumenti della comunicazione e della politica, nel senso che sono entrati a far parte dei processi decisionali della società. Infine, sono architetti che lasciano un segno autoriale molto marcato nelle loro opere".


In che senso? Come sta cambiando l'architettura?
"I progettisti oggi hanno la tendenza a lavorare in gruppo e il loro apporto personale è meno evidente. Lavorano molto sui programmi e sui processi, spesso lo fanno nei Paesi del Terzo mondo, sono molto attenti alla sostenibilità. Le opere di Zaha Hadid, al contrario, a volte erano costosissime ed è difficile pensare a una grande diffusione di progetti di questo tipo. Quello delle archistar è stato un periodo di grande sviluppo economico nel mondo, con la crescita di alcuni Paesi in particolare. Non sappiamo se e quanto questa stagione sarà ripetibile. Ma di sicuro Zaha Hadid l'ha interpretata al massimo livello".