Cronache
Alzheimer, da Lilly un farmaco incoraggiante contro la malattia: ecco cos'è
Il Donanemab ritarda del 35% l’evoluzione degenerativa
Alzheimer, Donanemab è il nuovo farmaco sperimentale della farmaceutica Lilly
Donanemab è il nuovo farmaco sperimentale della farmaceutica Lilly che sembra essere molto promettente nella battaglia contro l’Alzheimer. Un killer che colpisce oltre 50 milioni di persone nel mondo. L’ultimo studio clinico ha confermato che il prodotto ritardi di ben il 35% il il declino cognitivo sui pazienti con la patologia all’inizio.
L'azione di Donanemab, anticorpo monoclonale, è quella di attaccare la proteina amiloide, un precursore della malattia. Il mondo scientifico, in attesa dello studio completo, si è dimostrato prudente, pur commentando positivamente la notizia. Gli esperti tengono a ribadire che il nuovo arrivato non cura né stabilizza la malattia, ma allontana il decadimento neurodegenerativo.
Il fatto di curare la patologia all’inizio è ritenuto molto importante per la comunità scientifica. E’ utile sapere che l’Alzheimer ha uno sviluppo silenzioso che avanza per quasi 20 anni prima di mostrare i sintomi. Quindi quando il danno è già avanzato è, al momento impossibile, invertirlo. In sintesi l'accumulo di amiloide è la prima lesione, con le placche sono al di fuori dei neuroni. Poi nel tempo, i neuroni degenerano e viene creata la proteina TAU, responsabile dei danni alle sinapsi cerebrali.
Alzheimer, i diversi nuovi farmaci contro la malattia
Contro la proteina amiloide Donanemab sembra proprio funzionare legandosi alle placche amiloidi e marcandole in maniera tale che il sistema immunitario le riconosce e le elimina. Nell’informazione ufficiale di Lilly si parla di uno studio di fase III con più di 1.700 persone di età compresa tra 60 e 85 anni con Alzheimer sintomatico, in fase iniziale, il farmaco ha causato un rallentamento del declino cognitivo e funzionale.
Il nuovo farmaco è in buona compagnia, anche se i risultati sono diversi. Dopo il controverso Aducanumab, è arrivato Gantenerumab, che ha deluso le incoraggianti aspettative, e Lecanemab, con un 27% di ritardo del deterioramento cognitivo. In un sottogruppo dello studio il farmaco di Lilly ha ridotto il declino cognitivo del 35% a 18 mesi in oltre 1.100 partecipanti con depositi di amiloide nel cervello e livelli intermedi di TAU.
Il 47% dei pazienti che hanno ricevuto il farmaco non ha avuto progressione clinica della malattia dopo 12 mesi. Tutti gli esperti condividono l’idea che occorra muoversi verso una diagnosi precoce perché prima si dà il farmaco e meglio sarà anche se, purtroppo, non si parla di miglioramento nelle malattie degenerative in quanto sono progressive. Ma con i farmaci si puo’ ritardare l’evoluzione.