Cronache
Beni confiscati alla mafia, Postiglione: "Abbatterli come segnale"
“Io devo fare il manager? No, perché è una figura che - se arriva a gestire - ha diritto, per sua abitudine, a uomini e strumenti. Io non ho diritto a questo. Io sono un mediatore culturale”. Lo spiega Umberto Postiglione, direttore dell'Agenzia Nazionale per la gestione dei beni confiscati alla mafia, intervenuto al Festival del Lavoro di Palermo e intervistato in un video (vedi sotto) dal direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino.
Non può assumere un esperto di alberghi, ad esempio, chiedendogli di ristrutturare tutte le proprietà in questione… “Noi abbiamo poche risorse. E abbiamo anche la necessità di stare ‘attenti’ anche agli esperti. Perché in questo nostro strano Paese, spesso gli esperti o li devi pagare in maniera 'sublime‘' - per cui nascono polemiche - oppure non sono esperti”
Sulla rigidità della legge per le confische spiega: “Il problema è legato all’impiego dei beni. Le faccio un esempio. Se la villa del boss nella Locride non la vuole nessuno - per un fatto personale o per timore - e se pure il Comune non la vuole… io cosa devo fare?”
E aggiunge: “Sa cosa posso fare? Devo rivolgermi a operative di rappresentanti delle forze dell’ordine in servizio che vogliono acquistare immobili, a fondazioni bancarie o altre fondazioni. Ma queste fondazioni, tra l’altro, sono in difficoltà - a differenza magari degli anni ’80 quando vennero concepite. Ci vorrebbe più elasticità. Metterle sul mercato? Non solo. In qualche caso abbattiamoli questi beni. In certe situazioni è più significativo il fatto di cancellare il simbolo del potere dell’ndranghetista piuttosto che cercare di utilizzarlo senza riuscirci. Invece facciamoci una piazza, un parcheggio su quei suoli”.
E quelle ville vanno pure mantenute… “Gli amministratori devono provvedere”
Senza poi riuscire a vendere nulla… “Non li vendiamo, non ci sono i compratori. Non ci sono possibilità di venderli a privati”.
Affidarli magari a qualche grande agenzia immobiliare straniera? “L’ho proposto. Ma sa perché dico che la procedura è un po’ antiquata? Perché attraverso questa individuazione degli acquirenti si voleva evitare che il mafioso li andasse a ricomprare. Ma oggi quelle persone i loro investimenti forse li fanno in maniera diversa, magari vanno alle Cayman, infilano i soldi nei grandi mercati finanziari. Forse hanno escogitato questi sistemi e hanno dei colletti super-bianchissimi che muovono i soldi alla velocità della luce sui mercati finanziari. Da Tokyo a New York”
Postiglione torna sulla legge: “E’ stata fatta ed ha avuto un ruolo importantissimo, perché siamo l’unico Paese al mondo che fa questa attività. Ma poiché siamo pure un Paese di persone che amano fare polemica abbiamo distrutto tutto il contenuto positivo di questa azione nelle nostre meravigliose polemiche. L’Italia è l’unica nazione che ha il procedimento di prevenzione. Negli altri posti se non fai un procedimento penale non puoi toccare niente. Sulla Costa Azzurra, nelle città tedesche, in Spagna ci sono ugualmente investimenti dell’ndrangheta e della camorra ma non hanno la normativa speciale di contrasto di questi fenomeni”
Qual è il ruolo di organizzazioni come Libera? “Tutte le organizzazioni sono un elemento positivo finché riescono a contribuire alla creazione di una cultura della legalità. Ma io dico che è il momento di passare a un livello anche ulteriore. E a Libera, in linea di massima, sono d’accordo con me. La legalità non è un patrimonio di alcuni privilegiati o ispirati dal Signore, ma deve diventare un patrimonio di tutti. Io sono stato Sindaco e le posso dire che di legalità in un Paese qualsiasi ci sarà un 5% della popolazione che afferra bene il significato. Tutti gli altri sono intenti a vivere la loro vita quotidiana e di questo non si accorgono o non si interessano”.
La domanda che sorge spontanea è su come si può far capire che c’è bisogno di giustizia sostanziale, di un sentimento di adesione alla legalità? “La legalità alla fine è un criterio per dividere equamente le risorse tra i componenti di una società. Quindi non è lontana dall’interesse personale. E’ per la tutela dell’interesse personale legittimo. Se noi, attraverso le nostre operazioni, riusciamo a dare una casa popolare, in quel momento elargiamo un grandissimo segnale di legalità concreta e percepibile. Io sto mirando a questo per arricchire il panorama delle sensazioni di legalità: con lo Stato che toglie il bene ai mafiosi e dà la casa a una cittadino in attesa di una casa popolare”
GUARDA QUI SOTTO I PRIMI CINQUE VIDEO DELL'INTERVISTA AL DIRETTORE DELL'AGENZIA NAZIONALE PER LA GESTIONE DEI BENI CONFISCATI ALLA MAFIA. NEI PROSSIMI GIORNI SARANNO PUBBLICATE LE NUOVE PUNTATE DELL'INTERVISTA