Cronache

Brt-Bartolini, svelato il caporalato dei pacchi. Così beffavano lo Stato

I vertici dell'azienda di consegne risparmiavano evadendo le tasse. Modelli organizzativi di facciata per pagare meno Iva. Le ammissioni durante il processo

Brt-Bartolini, "lucrati 100mln all'anno". I dirigenti ammettono tutto

I vertici di Brt-Bartolini sono a processo per aver "lucrato 100 mln all'anno" (per una decina di anni) all'Erario e per aver penalizzato i loro lavoratori. Dopo aver negato tutto, ora i dirigenti hanno cambiato strategia difensiva e hanno deciso di collaborare con la giustizia. Crolla così - si legge sul Corriere della Sera - la linea Maginot dei vertici del colosso della logistica da 1,7 miliardi di fatturato, 4.000 lavoratori assunti e altri 18.000 impiegati indirettamente nel gruppo acquisito due anni fa dalle Poste francesi. E le ammissioni dei dirigenti, di fronte ai primi sequestri di indebiti risparmi fiscali per 44 milioni nel dicembre 2022 e per 24 milioni nel gennaio 2023, fanno cadere il velo sul fatto che i modelli organizzativi anti-illeciti di Brt-Bartolini "non avevano alcuna efficacia".

Anzi, - prosegue il Corriere - "i vertici erano perfettamente consapevoli della inadeguatezza delle tariffe imposte ai fornitori, tariffe certo non in grado di coprire i costi e da cui derivavano l’evasione dell’Iva e dei contributi delle cooperative fornitrici di manodopera». Adesso emerge che l’avvocato giuslavorista di Brt, interrogato il 23 febbraio dal pm, ha spiegato come Brt nel facchinaggio gestisca tutta la parte economica degli appalti, con i "padroncini" pagati al minimo in busta paga e saldati con bonifico senza pagare però contributi sulla differenza. E rivela che proprio da Brt era stata "data la disposizione di cambiare la cooperativa ogni due anni e aprirne un’altra per non far emergere criticità fiscali che potessero riverberarsi su Brt". Un vero e proprio capolarato dei pacchi svelato dai magistrati. Adesso Brt in una nota "conferma di voler collaborare con la Procura".