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Cronache
Bruxelles/ "Reazione all'arresto di Salah. Italia per ora salva perché..."

di Lorenzo Lamperti
twitter11@LorenzoLamperti

L'esperto di intelligence Aldo Giannuli analizza ad Affaritaliani.it gli attentati di Bruxelles.

Aldo Giannuli, come vanno letti gli attentati di Bruxelles avvenuti a così poca distanza dall'arresto di Salah?

Che le due cose siano correlate mi sembra evidente. Due avvenimenti di questa portata a distanza di cinque giorni molto difficilmente possono essere casuali. Significativamente, sono avvenuti poco dopo che Salah si è detto disposto a collaborare a patto di non essere estradato in Francia.

Si tratta dunque di una risposta dell'Isis all'arresto di Salah?

Il carattere reattivo di questa azione mi sembra del tutto evidente. Sicuramente suona come un'azione al Belgio. E' come se l'Isis dicesse: "Attenti a non toccare certi nervi perché se no vi facciamo saltare in aria e facciamo una strage alla settimana". Ma non solo. Suona anche come un avvertimento a Salah su cosa può dire o non dire. Un attentato suicida si riesce a fare anche in prigione o in tribunale.

Un attentato di questo tipo con un attacco contemporaneo a due luoghi diversi della città può essere stato preparato in così poco tempo?

Questo attacco ci fa capire una cosa: i jihadisti hanno cellule diffuse sul territorio belga. Un attentato come questo si può improvvisare fino a un certo punto. Viene da pensare che questi abbiano già pronti nel cassetto una serie di piani di attacco pronti a messere in atto alla bisogna. Dunque può essere che questo progetto di attentato fosse già pronto e la sua attuazione sia stata accelerata dopo l'arresto di Salah.

Qual è il messaggio a Belgio e Salah?

I jihadisti vogliono che Salah venga consegnato alla Francia, perché lui ha detto che collaborerebbe solo con la giustizia belga. L'attacco è una reazione alla rottura del patto implicito di non belligeranza che secondo molti esisteva tra polizia belga e i fondamentalisti di Molenbeek.

La permanenza di Salah a Molenbeek e questo nuovo attacco dimostrano che Bruxelles è la base europea del jihadismo?

Purtroppo è così. Va bene l'accoglienza dei migranti di provenienza islamica, ma l'errore mostruoso è concentrarli tutti insieme e far nascere quartieri ghetto come a Bruxelles o a Londra. Questo errore va rapidamente corretto, senza penalizzare i tanti immigrati islamici che sono brave persone, ma in una base fisica del genere anche chi non c'entra nulla viene immerso nella situazione. Ricordiamoci di quanto è stato rilevante il ghetto di Little Italy per la nascita di Cosa Nostra negli Usa.

A proposito di Cosa Nostra, non è che la presenza così rilevante della criminalità organizzata sul territorio abbia per ora aiutato l'Italia in ottica antiterrorismo?

Finora l'abbiamo scansata per tre fattori: il potente aiuto di uno straordinario soggetto geopolitico come il Vaticano, il grande reticolo informativo nei paesi mediorientali dell'Eni e infine, non fa piacere dirlo ma è così, dal controllo del territorio operato dalla malavita organizzata che non ha alcun interesse a veder moltiplicare le misure di sicurezza che ostacolerebbero i suoi affari. Ma attenti, questo non può durare per l'eternità.

Tornando a Salah, l'attacco dimostra anche che per l'Isis nessuno è indispensabilie?

Sì, c'è anche questo messaggio. L'Isis è diverso da Al Qaeda. Al Qaeda non aveva catene di comando precise e si affidava alla spontaneità. L'Isis non è così, ha una struttura più simile a un esercito. E' vero che questo rende l'Isis più efficiente ma lo rende anche più vulnerabile, a patto che l'intelligence sappia fare il suo mestiere e purtroppo al momento questo non è provato.

Ora che cosa deve fare l'Europa? Dobbiamo aspettarci nuovi attentati?

Questo purtroppo è l'avviso di una nuova ondata in arrivo. L'europa dovrebbe darsi una struttura di intelligence degna di questo nome, evitare errori o bambinate oscurando siti jihadisti. Serve penetrazione in quel mondo ed evitare errori come interventi occidentali in Libia o cose del genere. Per cinque jihadisti che elimini ne fai nascere altri dieci. Se non riusciamo a inaridire le fonti di reclutamento avremo perso.

Tags:
attentato bruxellesintervista aldo giannuli
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