Cronache

Scattone, cattedra di psicologia per il killer di Marta Russo

Nel 1997 è stato condannato per l'omicidio della studentessa Marta Russo. Ora, dopo aver scontato la sua pena, Giovanni Scattone ha ottenuto una cattedra da professore di ruolo con la Buona Scuola. Insegnerà psicologia in un istituto superiore di Roma.

L’ex assistente di filosofia di Diritto della facoltà di giurisprudenza a Roma aveva superato l’esame per la cattedra del 2012 e ora è stato assunto. Come scrive il Corriere della Sera, Scattone potrà insegnare le materie legate alla classe A36, quella che prevede, oltre a Storia della filosofia, anche Psicologia e Scienze dell’educazione.

Le reazioni alla notizia non si sono fatte attendere. “Il problema non è Giovanni Scattone in se, che ha saldato il proprio conto alla giustizia, ma un sistema legislativo che permette alla Suprema Corte di Cassazione di non interdire un riconosciuto assassino dall’insegnamento”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che si dice “alquanto preoccupato dalla deriva etica della scuola italiana, che pure si ha il coraggio di definire Buona Scuola”.

L’ex assistente universitario, riconosciuto colpevole dell’omicidio della studentessa Marta Russo avvenuto alla Sapienza di Roma, è stato chiamato ad insegnare psicologia in un istituto superiore e ciò, per il presidente dell’Osservatorio “è strabiliante ed offensivo per chi nella vita è solito rispettare le leggi, oltre che pericoloso per gli studenti, ai quali dovrà impartire lezioni di sviluppo cognitivo ed emotivo in condizioni di assoluta mancanza di autorevolezza morale, dunque pedagogica”. Per il sociologo: “C’è da augurarsi che alle lacune legislative faccia da contraltare lo stigma sociale. Un riconosciuto colpevole di omicidio non può, non deve, insegnare nulla ai soggetti in età evolutiva. Ciò che si ha la pretesa di insegnare deve essere collaterale ad una situazione di coerenza. Il ministro Giannini – conclude Marziale – solita a non rispondere alle sollecitazioni è tenuta a prendere una posizione, perché il ruolo che occupa la obbliga in tale senso, perché non è a capo di un’azienda, bensì di un ministero della Repubblica”.