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Caso Ramy/ Debora Piazza, chi è l'avvocato che difende gli stranieri dai presunti abusi delle forze dell'ordine
A bordo di quel Tmax la notte tra il 23 e il 24 novembre non era Ramy a guidare, bensì il suo amico sopravvissuto, il tunisino 22enne Fares Bouzidi. Ecco chi è il suo avvocato
Caso Ramy, chi è l'avvocato Debora Piazza
Persone di origini straniere morte o rimaste ferite per presunta mano delle forze dell’ordine, con versioni contrastanti e la verità tutta da accertare. Come il caso del ragazzo di Corvetto, Ramy Elgaml, morto a bordo di uno scooter in fuga dalle forze dell'ordine. L’avvocata Debora Piazza, che segue legalmente un amico sopravvissuto (il tunisino 22enne Fares Bouzidi) non si darà pace fin quando non avrà consegnato la verità ai familiari delle vittime.
Una vera e propria paladina di chi avrebbe (condizionale d'obbligo) subito un torto da parte delle forze dell'ordine, chiamate a garantire la sicurezza e a tutelare i cittadini. Il fatto che le vittime siano di origini straniere accende poi la polemica e lo scontro sociale come si è visto con l'assalto alle forze dell'ordine a Torino in una manifestazione di centri sociali e antagonisti per chiedere la verità sulla morte del giovane Ramy. Manifestazione sfociata in attacchi contro polizia e carabinieri e che il Centrodestra ha condannato duramente accusando la sinistra di silenzio.
Debora Piazza, che dopo la pubblicazione dei video dell'inseguimento sul caso Ramy si è ritrovata tra le mani le prove che probabilmente stava aspettando, e ciò che lo scooter probabilmente non è caduto da solo, non è infatti la prima volta che si ritrova al centro degli onori della cronaca, in difesa dei più "deboli".
Una scelta ben precisa che lega il caso di Ramy con quello di Bruna, una donna transgender di origini brasiliane che è stata presa a manganellate dalla polizia locale di Milano il 24 maggio del 2023. O ancora il caso di Youns El Boussettaoui, 39enne marocchino senzatetto con problemi psichici, ucciso da un colpo di pistola il 20 luglio del 2021 da Massimo Adriatici, assessore comunale di Voghera che il 20 luglio 2021.
Nel caso di Bruna, secondo gli agenti la donna svestita e in stato alterato avrebbe importunato alcuni bambini all’uscita di scuola, tanto che i genitori avrebbero chiesto l’intervento dei vigili. Versione che è stata smentita poco dopo dalla Procura e da cui è scaturita la denuncia della donna nei confronti degli agenti che l’hanno aggredita. Qui l’avvocata spiegò che l’aggressione era motivata da «discriminazione etnica, razziale e religiosa», e che gli agenti si sarebbero accaniti sulla donna anche perché transessuale.
Per quanto riguarda il caso di Youns El Boussettaoui, 39enne marocchino senzatetto con problemi psichici, secondo le prime ricostruzioni si sarebbe trattato di eccesso colposo di legittima difesa, in quanto l’ormai ex assessore avrebbe sparato il colpo dopo che El Boussettaoui lo avrebbe aggredito e spinto a terra. Tuttavia, la giudice del tribunale di Pavia Valentina Nevoso ha chiesto alla procura di riqualificare il reato di cui è accusato Adriatici, tramutandolo in omicidio volontario.
In un secondo momento, le ricostruzioni eseguite durante il processo hanno formulato l’ipotesi di una sorta di pedinamento da parte dell’assessore, che al momento opportuno tira fuori l’arma e il 39enne reagisce con un pugno di conseguenza.
L’avvocata Piazza anche questa volta si è schierata dalla parte del cittadino nordafricano. Il 1 dicembre 2024, Adriatici ha offerto alla famiglia di El Boussettaoui un risarcimento di 220mila euro, tentando di ottenere la revoca della costituzione di parte civile dei familiari che sono rimasti all’interno del processo. Come per la prima volta, in cui l’ex assessore aveva offerto la cifra di 290mila euro, anche questa cifra non è abbastanza per la famiglia del 39enne marocchino. «La memoria di Younes non è in vendita», ha dichiarato Piazza, «non tutto in questa società si può comprare e la dignità delle nostre persone offese è una di queste. I familiari vogliono vederci chiaro, fino in fondo».