Cronache

Caso Saman, il fratello confessa: "Ho visto mio zio prenderla per il collo"

Di Redazione Cronache

Il giovane, sentito in aula, ha confessato di aver fornito false informazioni anche riguardo al coinvolgimento dei cugini

Il fratello di Saman ascoltato in aula: "Non potevo dire niente"

L'udienza del processo per l'omicidio di Saman Abbas, la diciottenne di origini pakistane scomparsa a Novellara nel 2021, ha preso il via presso la Corte di Assise di Reggio Emilia. La giornata è stata aperta con la deposizione di Ali Haider, fratello della vittima, che dopo mesi di segretezza ha dichiarato di essere disposto a dire tutta la verità.

Il processo è iniziato con una serie di risposte "non ricordo" alle domande dell'avvocato Luigi Scarcella, difensore del cugino imputato, Nomanhulaq Nomanhulaq, pronunciate in italiano. Le prime domande al fratello di Saman, sentito nell'udienza sull'omicidio della sorella, riguardano il telefono utilizzato all'epoca dei fatti, aprile e maggio 2021, e le date in cui è stato interrogato dai carabinieri e dal pm. In aula, durante l'interrogatorio del ragazzo, sono presenti il padre, Shabbar Abbas, i cugini e lo zio Danish Hasnain.

"Mamma guardava zio che la prendeva per il collo"

“Lo zio Danish prese per il collo con un braccio mia sorella”. Lo ha detto il fratello di Saman sentito nell’aula del processo per l’omicidio parlando di quanto sarebbe avvenuto il 30 aprile del 2021 a Novellara. Secondo il racconto del ragazzo, lo zio avrebbe poi “portato nella serra” la sorella. “Ho visto tutta la scena, ero lì davanti alla porta. Mia sorella camminava, lo zio l’ha presa per il collo con un braccio e l’ha portata nella serra. C’erano anche i cugini di cui ho visto solo la faccia”. Nell’incidente probatorio, gli contesta l’avvocato Scarcella, aveva affermato di avere visto lo zio “portare via Saman mettendole una mano sulla bocca”. “Perché non hai detto prima queste cose?” gli chiede il legale. “Perché avevo paura di mio padre” risponde lui.

Mia mamma guardava mio zio che prendeva per il collo mia sorella”. L'ha detto il fratello di Saman rispondendo alla domanda dell’avvocato Scarcella nell’interrogatorio in corso a Reggio Emilia su quale fosse stato il ruolo della madre, imputata e attualmente latitante. “Non riesco a dire”, ha aggiunto, richiesto di ulteriori dettagli. 

"Voglio dire tutta la verità"

Durante l'udienza, su richiesta della presidente Cristina Beretti, Ali Haider ha iniziato a fornire informazioni importanti sulla morte di sua sorella, che, secondo gli investigatori, è stata uccisa dalla famiglia a causa del rifiuto di un matrimonio combinato. La sua testimonianza si è rivelata cruciale, in quanto è emerso che in precedenza il giovane aveva fornito false informazioni riguardo al coinvolgimento dei cugini nella scomparsa di Saman.

"Ho detto una bugia perché mio padre mi disse di farlo", "Mi ha detto di non dire niente", risponde il fratello di Saman. "Io da piccolo avevo paura di mio padre e di mio zio", ha aggiunto. "Quando sono andato dall'altro giudice, ho detto che non hanno fatto niente, ero costretto da mio padre". Quando avvenne? "Non lo ricordo. Ma prima e dopo mi hanno chiamato e detto di non dire niente dei cugini".

"Mio cugino mi disse dov'era seppellita"

Poi ancora sulle indicazioni fornite sul ritrovamento del corpo: "Dissi ai carabinieri dove poteva essere seppellita Saman quando andammo a Novellara per cercare il corpo. Me l'aveva detto Noman(uno degli imputati)". Continua il ragazzo rispondendo alle domande dell'avvocato Scarcella. "Chiesi a Noman dove fosse perché volevo abbracciarla l'ultima volta, lo chiesi anche allo zio Danish" prosegue. "Perché questa cosa non la dicesti ai carabinieri in precedenza?" domanda il legale. "Perché non sapevo di preciso dove fosse sottoterrata e sempre per paura di mio padre".

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"Sentii mio padre e altri parlare di 'scavare'"

Il giovane continua ancora con le confessioni: "Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tutto ma quasi. Ho sentito una volta mio padre che parlava di 'scavare'". Chi faceva i piani? "Noman, papà, mamma e altri due, Danish e Ikram". Ha specificato, indicando i cinque familiari imputati per l'omicidio della sorella come persone presenti in questa conversazione, in camera da letto, che lui ascoltò, nei giorni prima della scomparsa: il cugino Nomanhulaq Nomanhulaq, il padre Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e l'altro cugino Ikram Ijaz.

"Dov'era Saman mentre sentivi queste cose?", "Non ricordo, sono confuso". E, dopo una lunga pausa di silenzio, ribadisce di non ricordarsi. La riunione durò "più o meno mezz'ora". Oltre a "scavare", il giovane ha detto che ricorda di aver sentito anche "passare dietro alle telecamere".

"Mio padre mi disse di mettere in mezzo mio cugino"

Il fratello di Saman cambia versione sullo zio Danish e i cugini Nomanuhllaq e Ikran, tutti imputati, rispetto all’incidente probatorio quando disse che il 29 aprile 2021 "uscirono con pale e secchio a Novellara sulla strada sterrata dietro casa e andarono a scavare una buca dove seppellire Saman”. Interrogato dall’avvocato Luigi Scarcella, legale di Nomanuhllaq, di fronte a un video che gli mostra il legale da cui si evince che non avrebbe potuto vederli con pale e secchio, dice di essere “agitato” e di non sapere spiegare perché al giudice diede quella versione. “Come hai fatto a parlare di pale e secchio se non le hai viste?” lo incalza il difensore. Segue un lungo silenzio del diciottenne che poi accenna alla possibilità di avere visto un filmato “in internet” nel quale si vedevano i tre con gli arnesi.

“Mio padre mi disse di mettere in mezzo mio cugino A. e di raccontare al giudice della sua disponibilità a fare a pezzi Saman e a gettarne i resti a Guastalla nel fiume”. Lo racconta il fratello di Saman riferendo alla Corte d’Assise di un altro episodio di possibile condizionamento che avrebbe portato avanti il padre nei suoi confronti addossando delle responsabilità sul parente. Nel corso dell’incidente probatorio, il cui contenuto è stato dichiarato “inutilizzabile” perché il ragazzo venne sentito senza avvocato, il fratello della vittima riferì che il 30 aprile 2021 “A. aveva detto al padre che Saman andava uccisa e fatta a pezzi e che lui si sarebbe reso disponibile a fare a pezzi il corpo  e a buttare nel fiume i resti”.

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Durante l'udienza, l'avvocata Valeria Miari, presente accanto a Ali Haider, ha sottolineato che continuerà a rappresentare il fratello di Saman, che è stato chiamato come testimone nel processo.

La testimonianza fornita nelle ultime ore è emersa dopo l'ordinanza della Corte di Assise di Reggio Emilia di pochi giorni fa, che ha dichiarato inutilizzabili le dichiarazioni di Ali Heider rese tra maggio e giugno 2021. Secondo quanto stabilito dai giudici, per poter utilizzare tali dichiarazioni, il ragazzo avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati dalla Procura per i minorenni di Bologna, anche a tutela dei suoi diritti, quando il suo status era passato da testimone a potenziale indagato.

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