Cronache
Turetta, no all'udienza preliminare? Ma rischia ugualmente l'ergastolo
Il suo difensore di fiducia Giovanni Caruso, ha comunicato che rinuncerà all'udienza preliminare
Cecchettin, ecco cosa rischia Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia
All’udienza preliminare davanti al Gup, già prevista il 15 e 18 luglio prossimi, non presenzierà l’imputato reo confesso per l’omicidio di Giulia Cecchettin , Filippo Turetta il quale ha accettato di andare direttamente a processo in Corte d'Assise. Le sue rivelazioni sul tragico rese nel carcere di Verona, davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni evento hanno suscitato sconcerto e indignazione per la lucidità e la ferocia con cui ha descritto l'aggressione alla ragazza.
Un racconto con il quale Turetta ha ripercorso i momenti precedenti all’omicidio di Giulia in maniera lucida, fredda ed imperturbabile con particolari inquietanti. Partendo dalla serata trascorsa a fare shopping con Giulia fino alla cena in un centro commerciale a Marghera, cui è seguito il viaggio di ritorno con l'auto fermata in un parcheggio a 150 metri dalla casa della stessa Giulia dove è iniziata l’aggressione alla povera ragazza finita con circa 25 coltellate lanciate dal Turetta alla rinfusa. I fendenti hanno colpito tutto il corpo della povera ragazza , senza pietà: le braccia, il collo, la faccia, il torace, la nuca e mentre lei cercava di proteggersi e difendersi da quell’assassino che fino a pochi minuti prima diceva di amarla. L’ultima coltellata è stata sul volto, sull’occhio con la volontà di sfregiarla. Turetta ha agito spinto da una rabbia cieca con un atto di overkilling, da una azione maggiorata rispetto a quella necessaria per uccidere, accanendosi sul corpo della povera ragazza.
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Stando a quanto emerso, il ragazzo avrebbe spiato Giulia con un'applicazione sul suo cellulare e avrebbe programmato il femminicidio già da novembre, comprando del nastro adesivo, prendendo appunti su come legare mani e piedi all’ex fidanzata e preparando vestiti, soldi e provviste per scappare. Parrebbe, dunque, un piano pensato, ma sulla premeditazione Turetta si è difeso dicendo di aver comprato il nastro adesivo "se mai fosse servito per attaccare il papiro della laurea di Giulia", prevista poco dopo il delitto, e che i coltelli erano della "cucina di casa mia: li avevo messi in macchina perché avevo anche avuto pensieri suicidi".
Il suo difensore, ha riferito che Turetta sta percorrendo in carcere un percorso di maturazione personale per il gravissimo delitto commesso, e che consapevole della gravità di quanto è avvenuto, si affida alla giustizia auspicando che faccia il proprio corso nei tempi più rapidi possibili e nell'interesse di tutti. Una sorta di redenzione che ha spinto Turetta a rinunciare all’udienza preliminare e alla eventuale richiesta di una perizia psichiatrica.
L’udienza preliminare, rappresenta una fase intermedia tra le indagini preliminari e l’eventuale dibattimento. E’ una fase del procedimento di fondamentale importanza, la sua funzione è quella di essere una fase del procedimento a garanzia e tutela dell’imputato. Turetta tuttavia, tramite il suo difensore ha fatto sapere che rinuncerà all’udienza preliminare e farà richiesta di procedere con il rito del giudizio immediato, che è un rito speciale del nostro ordinamento giudiziario penale che si apre direttamente con la fase dibattimentale, del tutto analoga a quella prevista nel rito ordinario ma che rende il processo molto più celere di quanto avviene normalmente e permette, quindi, una sua definizione nel giro di poco tempo.
Questa scelta potrebbe far temere che Turetta possa evitare l'ergastolo, ma le circostanze aggravanti potrebbero portare a una condanna più pesante, anche in assenza di premeditazione. La legge sul femminicidio non distingue tra omicidio di uomo e donna, ma prevede pene più severe quando l'omicida ha una relazione affettiva con la vittima. Il coinvolgimento emotivo tra Turetta e Giulia sarà un punto cruciale durante il processo.
Le circostanze del delitto, quali la crudeltà e i motivi futili, potrebbero portare a una condanna all'ergastolo. La vicenda di Filippo Turetta e Giulia Cecchettin mette in luce la necessità di tutelare le vittime di crimini così atroci , di garantire una giustizia rapida ed equa e la speranza che la certezza della pena diventi un baluardo del nostro ordinamento giuridico.
* Avvocata e criminologa