Cronache

Chiara Ferragni non teme il processo per truffa aggravata, pronta a farsi interrogare dai pm

di redazione cronache

Contestato dall'accusa un “ingiusto profitto” di quasi 2,2 milioni di euro . L'influencer: "Sono sollevata, dimostrerò la mia innocenza"

Chiara Ferragni non teme il processo per truffa aggravata: "Interrogata dai pm? Non è escluso"

Chiara Ferragni non teme il rinvio a giudizio per truffa aggravata. “Sono sollevata perché potrò finalmente dimostrare la mia piena innocenza”, dichiara l’influencer dopo che la Procura di Milano ha notificato a lei e ad altre tre persone l'avviso di conclusione delle indagini riguardo le campagne pubblicitarie del 2021 e 2022 legate alla beneficenza.

Ferragni potrebbe inoltre decidere di presentarsi volontariamente davanti alla Procura di Milano per fornire la sua versione dei fatti, spiegando che le accuse a suo carico sono infondate e riconducibili a "un errore di comunicazione".  "Lavoreremo a un dialogo aperto con i pm," afferma l'avvocato Giuseppe Iannaccone, difensore di Ferragni insieme a Marcello Bana, "e non escludo un confronto diretto con Chiara". 

L'accusa sostiene che, tale beneficenza in relazione al pandoro “Pink Christmas” e alle uova pasquali della Dolci Preziosi, non sarebbe avvenuta come dichiarato. Nel dettaglio, tre società riconducibili all'influencer avrebbero realizzato un “ingiusto profitto” di quasi 2,2 milioni di euro, ingannando “un numero imprecisato di acquirenti”.

Questo è l'ultimo sviluppo dell'inchiesta avviata a dicembre in seguito a un esposto presentato dal Codacons in 104 procure. Per ricostruire i fatti, l'accusa sostiene che nel novembre 2021 Balocco abbia firmato un contratto da 1.075.000 euro con Fenice srl e Tvb Crew srl, società legate a Ferragni, per promuovere e vendere il pandoro firmato dall'influencer.

Come scrive il Corriere, si afferma che i consumatori siano stati indotti a credere, tramite “informazioni fuorvianti”, che acquistando una confezione al triplo del prezzo di mercato (9,37 euro invece di 3,68), avrebbero contribuito a una donazione all'ospedale Regina Margherita di Torino.

In realtà, la donazione sarebbe stata effettuata mesi prima con un versamento una tantum di 50 mila euro da parte di Balocco. In questo modo, tutti i coinvolti avrebbero ottenuto un ingiusto profitto: Balocco dalla vendita di oltre 362 mila pandori (importo non specificato); Fenice srl e Tvb Crew dal compenso contrattuale e, insieme alla società dolciaria, dal “ritorno di immagine” positivo associato alla beneficenza.