Coronavirus,Mentana:'Siete come Schettino'.Il direttore ai giornalisti a casa
Il comitato di redazione: "Lavoriamo in spazi angusti". La replica: "Non è vero, ci sono le linee di distanziamento in tutte le sale"
Coronavirus, Mentana: 'Siete come Schettino'. Così il direttore ai giornalisti a casa
L'emergenza Coronavirus continua in tutti i luoghi, dalle case agli ospedali, fino agli uffici. E' il caso del Tg La 7 di Mentana. Dove è nato un caso, in seguito alla richiesta fatta dal comitato di redazione che lamenta una difficoltà logistica, in seguito allo scoppio della malattia. Gli spazi sarebbero troppo angusti per poter lavorare in sicurezza. Mentana, ha prima rinviato la responsabilità alla direzione - spiega il fatto Quotidiano - ma poi ha accusato i colleghi, paragonando i più rinunciatari al Capitano Schettino che abbandonò la nave. "Lo spazio c'è - si sfoga Mentana intercettato dal Fatto - tant'è vero che abbiamo fatto mettere in tutte le sale le linee di distanziamento. Vi invito a venire a controllare".
Mentana poi ha scritto un post su Facebook, esortando i giornalisti in questo difficile momento a sentirsi come in guerra, stando in prima linea. "È sempre così. L'emblema del giornalista è l'inviato di guerra, che con coraggio e libertà racconta gli orrori e gli eroismi. Lo scudo del giornalista è il cronista di mafia, che sfida l'omertà e l'illegalità dell'antistato. L'orgoglio del giornalista sono i colleghi che raccontano l'emergenza virus dalle trincee più avanzate, senza paura, per il dovere e la missione di raccontare la lotta contro il nemico mortale e invisibile. Purché però questi colleghi poi non si facciano vedere, perché potrebbero essere pericolosi, contagiosi. Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Stiano là i valorosi colleghi, affrontino loro il drago coronavirus. Restino a Milano, o in Lombardia, al nord. Non ci portino altri elementi di paura, che noi abbiamo qui già le nostre ombre. Ricordi? Quell'ospite che venne a una trasmissione che va in onda dallo studio a fianco poi risultò amico di un positivo. Con che spirito possiamo continuare a lavorare? Con che incoscienza possiamo fare i nostri servizi basati sulle agenzie, scritti dalla nostra postazione in ufficio, se poi dobbiamo scendere a montarli a soli tre metri di distanza dal montatore, senza sapere cosa abbia fatto quel montatore prima di venire al lavoro? Lasciamo ai redattori del nord questa roulette russa, che tanto lì è tutto contaminato, casa o ufficio non cambia. Ma noi a Roma siamo davvero sul ciglio del burrone, lo Spallanzani mica è qui per caso, e venderemo cara la pelle, pur di non correre alcun rischio. Perché siamo giornalisti liberi, e non cadremo nella trappola del dovere. Viene alla mente quel che dice la recluta del nord Vittorio Gassman all'imboscato Alberto Sordi nella Grande Guerra di Monicelli, "l'italiano in fanteria, il romano in fureria". Un sarcasmo ingiusto per i romani in grigioverde di cent'anni fa, non per i redattori spiaggiati di un giornalismo che ha ormai tirato i remi in barca, ma presidia la scrivania con la schiena dritta".
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