Cronache

Coronavirus: "Questi divieti non bastano. Serve subito lo stop anche al Sud"

"Siamo solo all'inizio della curva delle infezioni. Spero che una pausa arrivi presto, ma è questione di mesi"

Coronavirus: "Questi divieti non bastano. Serve subito lo stop anche al Sud"

Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, mette in guardia sull'emergenza coronavirus. "Questi divieti non bastano. Serve subito lo stop anche al Sud. Due settimane di divieti - dice a La Stampa - non bastano, serve almeno tutto marzo e non solo al Nord". Arnaldo Caruso, professore ordinario all'Università di Brescia e presidente della Società italiana di virologia, invita la politica al coraggio, «perché la Cina insegna a non abbassare la guardia altrimenti i contagi aumentano". Si aspetta una crescita esponenziale dei casi?

"Il confronto con l'andamento cinese è chiaro: siamo solo all'inizio della curva delle infezioni. Spero che una pausa arrivi presto, ma è questione di mesi non di settimane». Le misure prese sono giuste? Sì, - prosegue - ma vanno prolungate e allargate ad altre regioni, anche al sud, altrimenti sarà un disastro. Il coronavirus porta il 20 per cento dei contagiati in ospedale e il 10 per cento in terapia intensiva. Se non si frena l'epidemia non ci saranno posti letto sufficienti».


Uno scenario probabile se il coronavirus durerà a lungo? "Temo succederà di sicuro. La sfida senza precedenti è quanto sia in grado di reggere il Sistema sanitario nazionale». Addirittura? Questa è la prima vera epidemia respiratoria documentabile. Dell'influenza conosciamo cure e vaccini, ne siamo in parte immuni, mentre il coronavirus è nuovo e potenzialmente infetta tutti, è molto contagioso e cento volte più letale».

Potrebbe salvarci l'arrivo della primavera? «La speranza è che trattandosi di un virus respiratorio si attenui col caldo, dunque più che di primavera bisognerebbe aspettare l'estate». Tutti i casi che si stanno verificando dipendono dal focolaio lombardo e da quello veneto? «I primi focolai hanno creato dei focolai secondari in Liguria, nelle Marche, in Toscana, in Calabria, in Sardegna. Vanno bloccati subito prima che si moltiplichino».

La sanità al Sud reggerebbe come in Lombardia? "Sarebbe peggio, perché molte regioni non hanno unità di malattie infettive. Se al Nord siamo in difficoltà, si immagini in Calabria e in Sicilia". Senza l'errore iniziale della chiusura dei voli ci troveremmo nella stessa situazione? "Penso di sì, un virus che si trasmette tramite le goccioline non si trattiene con i voli e i controlli negli aeroporti. L'unica è limitare la socialità. E le dico di più: la mascherina non è inutile, soprattutto per i malati e i medici, ma anche per chi va in luoghi affollati».
Ieri l'Oms ha detto che non è ancora una pandemia.


"Questione di tempo, lo sta diventando. Pandemia è quando ci sono tanti focolai in più Paesi. Il coronavirus potrebbe anche attenuarsi in estate e tornare l'anno prossimo o quello dopo. Stanno cominciando a ammalarsi anche gli animali? "Sarei prudente, penso siano bufale". Negli Stati Uniti è morto un uomo di 50 anni, non è giovane rispetto alla media? «Non c'è un'età, molto dipende dalla forza dell'organismo. Un'immunodepressione o altre patologie possono aiutare il virus a uccidere». E il vaccino come procede? «Non ci sarà prima di due anni e come per l'influenza potrebbe funzionare solo in parte. Meglio puntare sui farmaci antivirali, magari da perfezionare per l'occasione».

Come trovare un equilibrio tra l'emergenza sanitaria e quella economica? «E' difficile, ma da medico devo occuparmi della prima. Gli economisti pensino al resto. L'epidemia però va frenata o sarà più incisiva di qualsiasi crisi economica». Oltre ai politici hanno litigato anche gli scienziati. Come mai ci sono visioni diverse? «L'anti-allarmismo porta a dire che è quasi un'influenza o che le mascherine non servono, d'altra parte per i catastrofisti ci saranno milioni di infettati con morti conseguenti. La verità sta in mezzo, ma bisogna dirla: è un problema grave, che si può superare in qualche mese con misure severe e la collaborazione di tutti».

Questa crisi dei reparti, per cui in Lombardia serve l'aiuto degli ospedali privati convenzionati, era prevedibile ed è dovuta anche ai tagli? «Prevedibile temo di no, dovuta ai tagli sì, anche se un'epidemia così metterebbe in crisi qualsiasi sistema sanitario. Sconfitto l'aids e ridotte le epatiti c'è stato uno smantellamento dei posti letto per le malattie infettive. Inoltre le unità territoriali sono state centralizzate in pochi ospedali e i reparti di rianimazione, già tradizionalmente piccoli, sono diminuiti».