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Cronache
Don Rava, il prete che porta Dio sul web sfida Fedez: "Su di me solo bugie"

Don Ravagnani contro Fedez: “Ha detto solo bugie, io sui social trionfo con l’amore”. Ecco che cosa è successo 

Oltre 130mila follower su Instagram e altrettanti su Tik Tok, con un canale Youtube attivo che parla di preghiera e spiritualità, Don Alberto Rovagnani (Don Rava per gli amici) sui social è una vera e propria star. Un prete moderno che tenta di fare l'influencer con un unico obiettivo: portare il messaggio di Cristo al di fuori dei canali tradizionali, avvicinando così giovani e non solo. 

Nel mirino di Don Rava è finito anche Fedez. L'autore del best seller “La tua vita e la mia“, quasi trent'enne, nato in Brianza e ordinato sacerdote nel 2018, oggi nella parrocchia di san Michele Arcangelo di Busto Arsizio, in provincia di Varese, due anni fa venne ospitato dal cantante a una puntata del podcast "Muschio selvaggio".

Al centro della discussione una frase inserita in una canzone del marito di Chiara Ferragni che recitava: "Meglio bimbe di Conte che bimbi dei preti“. A tal proposito, Don Alberto Ravagnani aveva tacciato il rapper di qualunquismo in uno dei tanti video postati su Instagram. Da qui l'ospitata a "Muschio Selvaggio" e il confronto in diretta. 

Don Ravagnani sfida Fedez: "Mi ha bloccato senza spiegazioni, accusandomi di cose false" 

Oggi, in un lunga intervista al Corriere della Sera, dopo mesi di silenzio, Don Alberto Rovagnani è tornato parlare della sua lite con Fedez. "Lui improvvisamente mi ha bloccato, senza spiegazioni e senza avvisarmi. Mi ha accusato di averlo tartassato di messaggi, cosa non vera: non gli ho mai scritto. Mi sono interrogato sul senso del gesto: come personaggi pubblici, l’impossibilità di poter interagire è una forma di censura. Ha deciso di tenere chiusa la porta per evitare di continuare ad avere confronti con me". 

Don Rava e la "vocazione" per i social: "Con Instagram ho raggiunto migliaia di persone parlando solo di Dio" 

Ma come è nato l'amore per i social? "Prima della quarantena ero un normale prete d’oratorio, poi ho pensato che avrei dovuto inventarmi qualcosa per restare vicino ai ragazzi. Così ho girato un video su YouTube, A cosa serve pregare, diventato in poco tempo virale. Mi sono buttato, spinto da una collega di religione, senza velleità, e per tutta la settimana ho girato un filmato al giorno, impratichendomi con il montaggio. Ho raggiunto migliaia di persone e capito che i social sono uno strumento utile per fare quello di cui mi occupo tutti i giorni: parlare di Dio. Non significa mondanizzarsi cambiare il linguaggio che usiamo per raggiungere i giovani", ha spiegato Don Rava al Corriere. 

Tornando al presente e al senso della (sua) divulgazione social, Don Rava ha rivelato: "Ora che i contenuti creati si sono trasformati in incontri reali, mi sono fermato. Oggi mi invitano in scuole e parrocchie, e tanti vengono a trovarmi. Si è creata una vera fraternità, oltre i confini parrocchiali propriamente detti: quella che la Chiesa chiama Comunione dei santi". 

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