Cronache
Elezioni Roma: Salvini contro Meloni, il ballottaggio è tra Matone e Michetti
Fdi e Lega trattano ad oltranza per il giudice Simonetta Matone. Una donna contro una donna al primo turno per evitare l'alleanza PD-M5S al secondo turno
Salvini e Meloni: per il candidato del centrodestra alle comunali di Roma si tratta ad oltranza ma solo su due candidati: Enrico Michetti e il giudice Simonetta Matone.
Il primo è il tribuno radiofonico ed esperto amministrativo che fa sognare i Fratelli d'Italia, la seconda è l'asso nella manica di Matteo Salvini che vorrebbe il magistrato noto a tutta Italia per le battaglie in difesa dei minori, sfidare l'apparato del Pd e la Raggi per il posto di sindaco.
E oggi è atteso l'ennesimo faccia a faccia tra FdI, Lega e Forza Italia per sbrogliare un sudoku alla romana, “drogato” dalla sondaggite che toglie il sonno ai leader dei partiti.
Lontani anni luce dall'aver esposto un vero programma per Roma, Salvini e Meloni giocano con l'algoritmo che dovrebbe restituire alcune garanzie: che intanto i due candidati peschino nel bacino del Movimento Cinque Stelle per evitare di trovarsi al ballottaggio contro la Raggi e quindi rischiare la sconfitta con l'eventuale alleanza Pd-M5S e poi garantire che gli effetti del voto non turbino il sogno di fare la doppietta tra un anno: Regione Lazio e Comune di Roma.
L'ipotesi Simonetta Matone, sostituto procuratore generale, nonché consigliera di di fiducia del rettore de La Sapienza, Antonella Polimeni, ogni ora che passa piace sempre di più. Classe 1953, tre figli, un curriculum giudiziario di primissimo ordine, la Matone avrebbe le carte in regola per “sedurre” a “destra”, nell'area di Centro che è sopravvissuta orfana di Forza Italia ma anche tra quei cattolici romani che hanno imparato ad apprezzare le posizioni della Matone, rispetto a figli e famiglia. Dunque, carte più che in regola, notorietà assicurata, donna determinata competente, anche per evitare di scivolare sul reato che temono tutti i primi cittadini dì'Italia: l'abuso d'ufficio.
Di contro, gli spifferi del centrodestra, fanno trapelare il vero scoglio che manca alla sua ufficializzazione: la Matone, forte della sua figura, mal accetterebbe di perdere la sua autonomia nella nomina del vice e degli assessori, per i quali il manuale Cencelli ha già pronta una lista, costruita a tavolino: vicesindaco alla Lega, Trasporti e Bilancio a Fdi. Sul resto si può trattare. Anche sui presidenti di Muncipio.
E la Matone? Silenzio totale e telefonino che squilla a vuoto. D'altronde il suo assenso lo ha già dato nel corso del colloquio con Matteo Salvini e si tiene ben lontana dalle beghe della politica. Risponderà solo ad una chiamata ufficiale per l'incarico.