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Ex vigilessa uccisa nel bolognese, il pm: "Tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi c'era un contratto di sottomissione sessuale"

Per i difensori dell'ex comandante della polizia locale il documento "non ha nessuna validità" e diffidano i giudici dal cadere in "pregiudizi di tipo morale"

di Redazione News

Ex vigilessa uccisa, il pm rivela che tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi, imputato per omicidio, ci fosse un contratto di "sottomissione sessuale"

Il 16 maggio 2024 l'ex vigilessa Sofia Stefani è stata uccisa con un colpo partito dalla pistola di ordinanza del collega Giampiero Gualandi nell'ufficio di quest'ultimo presso il comando di Anzola Emila, in provincia di Bologna.

Durante il processo per omicidio a carico dell'ex comandante della polizia locale, la procuratrice aggiunta Lucia Russo e l'avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per la famiglia della vittima, hanno rivelato che tra Stefani e Gualandi era stato stipulato "contratto di sottomissione sessuale".

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Nel documento l'ex comandate si "autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava". Il contratto era ispirato al libro 'Cinquanta sfumature di grigio' e per Claudio Benenati, uno dei difensori di Gulandi, era solo "un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono". Il secondo legale, Lorenzo Valgimigli, ha invece avvisato i giudici della Corte d'Assise di fare attenzione "a chiunque cerchi di tirarvi per la giacca su pregiudizi di tipo morale".

In quel contratto, ribatte però Speranzoni, "i protagonisti sono un comandante e un agente, si colloca tutto nel contesto lavorativo di Sofia Stefani".

Russo ha poi dichiarato che Gualandi nei giorni precedenti l'omicidio "si trovava prigioniero di un castello di menzogne da lui stesso costruito". La procuratrice nel descrivere la "tormentata relazione" tra i due afferma che fosse squilibrata per età e per la vulnerabilità della Stefani. Il rapporto si era interrotto pochi giorni prima di aprile 2024 dopo la scoperta casuale del tradimento da parte della moglie di Gualandi.

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L'ex comandante, però, secondo quanto sostiene la pm, invece di ammettere le sue responsabilità si inventò che la storia era conclusa da tempo e che era la giovane vigilessa a importunarlo. La relazione è poi ripresa dopo poco tempo "nella piena inconsapevolezza della moglie". "Nella fase che precede l'omicidio,  - afferma ancora la Procura - Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato da Stefani".

La procuratrice poi in merito alla tesi dell'accusato che si fosse trattato di un incidente afferma che "come si vedrà dalle consulenze tecniche sull'arma non sono state trovate tracce né biologiche né dattiloscopiche di lei, ma solo dell'imputato".

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