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Cronache
Fausta Bonino assolta, l'infermiera accusata di aver ucciso dieci pazienti

I difensori dell'infermiera, che si è sempre proclamata innocente, avevano chiesto l'assoluzione

La corte di assise di appello di Firenze ha assolto Fausta Bonino, l'infermiera di 58 anni accusata di omicidio volontario plurimo e aggravato per dieci morti sospette avvenute nel reparto di rianimazione dell'ospedale Villamarina di Piombino, in provincia di Livorno, dove la donna lavorava, tra il settembre del 2014 e il settembre del 2015.

I difensori dell'infermiera, che si è sempre proclamata innocente, avevano chiesto l'assoluzione. Quella della Bonino è stata una travagliata vicenda giudiziaria. In primo grado il gup del tribunale di Livorno Marco Saquegna, il 19 aprile del 2019, la condannò all'ergastolo, riconoscendone la colpevolezza solo per quattro delle dieci morti sospette, in quanto in quei casi sarebbe stata accertata la sua presenza in reparto.

L'infermiera dell'ospedale Villamarina di Piombino venne poi iscritta nel registro degli indagati nel dicembre del 2015 e fu arrestata il 30 marzo del 2016 perché sospettata di aver ucciso una serie di pazienti durante la loro degenza nel reparto di anestesia e rianimazione.

Il 20 aprile 2016, il Tribunale del Riesame di Firenze annullò l'ordinanza di custodia in carcere e Fausta Bonino venne rimessa in libertà. La donna, secondo l'accusa pianificò e causò la morte di dieci persone mediante l'uso "deliberato e fuori dalle terapie prescritte" di eparina in dosi tali da "determinare il decesso" provocato da improvvise emorragie.

Nel dicembre del 2017 venne depositata la relazione degli esperti che certificò come dieci delle morti sospette verificatesi nell'ospedale di Piombino nel periodo preso in esame fossero compatibili con la somministrazione di eparina. Oggi la corte di assise di appello di Firenze ha stabilito la sua assoluzione.

"Credo che si sia fatta giustizia dopo anni passati nel frullatore da parte della mia assistita. La sentenza di primo grado oggettivamente non reggeva", ha detto l'avvocato Vinicio Nardo, legale di Fausta Bonino. "La sentenza di primo grado - ha aggiunto Nardo - dava per certa una serie di fatti, come il tipo di sostanza usata, il metodo di somministrazione e la presenza in reparto che invece erano tutt'altro che certi".

 

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