Cronache

FdI, Cirielli nei guai: demolisce la villa, ma c'è il vincolo

di Redazione

Il Tar gli aveva dato ragione e lui aveva già cominciato a costruire nell’area. Poi lo stop

C’è il vincolo, lui demolisce: il viceministro Cirielli (FdI) finisce nei guai

Il viceministro agli Esteri di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha demolito una casa di campagna, per iniziare a ricostruire e riammodernare. Ma non lo poteva fare. Lo ha sancito una sentenza della quarta sezione del Consiglio di Stato, scaricata da Il Fatto Quotidiano dal sito istituzionale piena di omissis su nomi e luoghi, in base al codice di protezione dei dati personali. In mancanza dei quali, è comprensibile solo a chi ne conosce la storia.

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Sempre come riporta Il Fatto, la sentenza rivela che il viceministro, che aveva già raso al suolo tutto e messo le nuove fondamenta, in virtù di un titolo autorizzativo in quel momento valido (ma la causa era ancora pendente), dovrebbe dire addio al suo progetto edilizio di ricostruire il fabbricato acquistato a Sant’Egidio di Montalbino, in provincia di Salerno. Quella provincia di cui Cirielli fu presidente una dozzina di anni fa, e che sognava di trasformare in una nuova regione, il “Principato di Salerno”. L’idea di sottoporre la casa di proprietà del generale dei carabinieri a una “ristrutturazione edilizia”, in zona vincolata paesaggisticamente, “con conseguente ricostruzione dello stesso, con diversa sagoma, in altra area di sedime del medesimo lotto”, non può essere portata a compimento senza l’autorizzazione paesaggistica. È stato infatti accolto il ricorso del ministero della Cultura, in un primo momento sconfitto al Tar di Salerno: il parere negativo della Soprintendenza era vincolante, e quel tipo di intervento non era autorizzabile in una zona sottoposta alle tutele del piano urbanistico territoriale della costiera sorrentina ed amalfitana.

Solo che nel frattempo, spiega Il Fatto Quotidiano, il viceministro si era portato avanti coi lavori. Lo si legge nel corpo della sentenza, che dà conto della “avvenuta integrale demolizione del preesistente fabbricato e la realizzazione delle fondazioni del nuovo fabbricato”. Eseguita in base a un “permesso di costruire” rilasciato dal tecnico del Comune di Sant’Egidio di Montalbino, il numero 14 del 2023, sul presupposto della compatibilità del progetto con le previsioni del piano urbanistico comunale che indica quella zona come E-agricola, e “non gravata da vincoli paesaggistici di natura statale”. Opere dunque “assentite”. Sta di fatto che il Tar di Salerno aveva accolto le tesi dei legali di Cirielli, Antonio Bruno e Marcello Giuseppe Feola, ed aveva dichiarato il ricorso del ministero “improcedibile”. Il Consiglio di Stato le ha rigettate.

A nulla è servito rinunciare al piccolo ampliamento di volumi previsto nel progetto originario. Il cerino si è spento nelle mani del parlamentare FdI, e dei professionisti ai quali si era affidato per l’operazione edilizia. Cirielli ha dato la sua versione al Fatto: «Come un qualsiasi cittadino ho fatto una domanda al Comune. La Soprintendenza ha ritenuto di non concordare con la decisione della conferenza dei servizi e del Comune. Il ministero avrebbe dovuto fare ricorso al consiglio dei ministri e non lo ha fatto. Forse perché ero io, che all’epoca non ero un uomo di governo ma un semplice politico, ha ritenuto di fare il ricorso al Tar, che mi aveva dato ragione. Il Cds, in base a un ulteriore ricorso del ministero retto da Sangiuliano, ha dato ragione a loro. In base a una legge dello Stato, quando si costruisce in base a un titolo idoneo e poi non è possibile ripristinare lo stato ambientale precedente, dovrò pagare una sanzione al Comune. Ma non ho fatto un abuso, e quella casa, che non era tutelata in quanto tale, si trova in una zona molto antropizzata e ormai urbanizzata negli ultimi 40 anni».