Cronache

Giambruno, non solo Porsche: rubata la 500 che usava Meloni. Giallo sugli 007

Di Redazione Cronache

I sospetti erano prima ricaduti su due ex uomini della scorta della premier ora si parla di "ladri". Ma in FdI c'è chi la ritiene "una storia bruttissima"

Giambruno e le due auto, "una storia bruttissima" che scuote FdI e Meloni

Emergono nuovi dettagli sulla questione del tentato furto della Porsche di Andrea Giambruno sotto casa della premier Meloni. Ma soprattutto spunta un secondo episodio, apparentemente distaccato dal primo, ma che lascia dubbi. Si tratta di un altro furto e riguarda - riporta Il Foglio - la 500 di Giambruno che in passato sarebbe stata usata anche dalla premier. Difficile trovare un collegamento tra i due episodi, ma dentro Fratelli d’Italia invece c’è chi pensa che tutto sia legato e che si tratti di "una storia bruttissima". Resta un giallo quello che è avvenuto la notte del 30 novembre, quando l'auto dell'ex compagno di Meloni viene avvicinata da due persone con fare circospetto sotto l’abitazione al Torrino, periferia sud di Roma. I due - riporta Il Corriere della Sera - vengono notati da alcuni agenti che sono fermi nella loro auto lì nei pressi e una poliziotta si avvicina per chiedere spiegazioni. I due si dicono colleghi, mostrano un tesserino e si allontanano senza che il fatto venga approfondito oltre.

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La poliziotta, però, diligentemente riporta l’episodio nel suo verbale a fine servizio. E successivamente viene convocata per un riconoscimento fotografico nel quale le vengono mostrati anche i volti di due colleghi che facevano parte del servizio di scorta e per i quali lei conferma una somiglianza con gli uomini di quella notte. La stessa Digos, dalle celle telefoniche, riscontra che i due si trovavano altrove quella notte e le indagini della procura, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, virano sull’ipotesi di due ladri in cerca di pezzi d’auto da vendere al mercato nero dei ricambi. Un primo soggetto viene identificato, l’altro potrebbe esserlo a breve. Ma il reato, forse anche per l’intervento della agente, non si è compiuto, e dunque, a breve, anche il capitolo giudiziario verrà chiuso. Ma i sospetti e gli interrogativi su queste somiglianze unite al repentino cambio dei vertici dell'Aisi, restano.