Cronache
"Giovani? Il mondo virtuale senza regole distrugge vite e ricordi"
La professoressa Maria Rita Parsi parla con Affari per indagare lo sfondo degli ultimi drammatici episodi di cronaca con ragazzini protagonisti
Non mi dirà che la “colpa” è tutta del virtuale …
Sicuramente con l’avvento del virtuale tutto ciò che prima era sporadico è diventato endemico: sto a casa, apprendo, vivo relazioni solo attraverso il virtuale. Questa è la generazione dell’altro mondo, quello dove non si muore mai, dove si possono fare gli esercizi più pericolosi. Un mondo che però vampirizza l’immaginario: anche se io morissi, il mio avatar non morirebbe mai. Tutto viene azzerato dal fatto di continuare a raccattare immagini, scene: non si ricorda più, ma si “riprende”. I ricordi sono diventati le riprese virtuali di quello che si è fatto, sono diventati il colore del virtuale.
Cosa si può realisticamente fare per prevenire il più possibile il ripetersi di fatti simili?
Esiste un pericolo, che bisogna seriamente affrontare. Come? Anzitutto immettendo nel virtuale regole e condizioni che ci siamo conquistati democraticamente. Poi vigilando su contenuti e modalità di utilizzo. Perché, parliamoci chiaro, i giovani imitano i peggiori esempi che ci sono in circolazione, e credono che i modelli migliori siano quelli di moda, violenza, criminalità, sessualità perversa.
Ovviamente bisogna intervenire anche sulla famiglia e sulla scuola, formando i formatori, e insegnando materie fondamentali come educazione ai diritti e ai doveri del virtuale. Ma bisogna agire anche sulla terza “agenzia educativa”, ossia il mondo virtuale stesso, che deve essere usato virtuosamente, e tutelato, porto alle generazioni nuove così come a quelle vecchie in modo che se ne possa fare un uso non pervasivo, che crei Internet addiction.