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Cronache
Giustizia, tutti i paradossi della separazione delle carriere di giudici e pm

E visto che ci siamo, separiamo anche le carriere dei sacerdoti confessori (attualmente monocratici) da quelli che infliggono le penitenze.... Il commento 

La Raccomandazione n. Rec (2000) 19 del Consiglio d’Europa suggerisce di favorire la cultura comune tra Giudici e P.M., di non impedire il passaggio tra le funzioni e indica la indipendenza del Pubblico Ministero come il modello cui tendere per l’U.E. Da noi, come noto, valgono altre “raccomandazioni”: certamente non quella n. Rec (2000) 19 del Consiglio d’Europa. Da trent’anni, infatti, qui da noi si dibatte della necessità (o meno) di separare le carriere tra Giudici e P.M. perché: «la modalità attuale rende meno paritarie le parti del processo (P.M. e Avvocato) davanti al Giudice»; «l’appartenere alla stessa carriera determina un giudice meglio disposto verso il P.M. che verso l’Avvocato difensore»; «la separazione delle carriere favorisce l’utile e necessaria “specializzazione” del Pubblico Ministero». «con la rescissione del rapporto di colleganza tra Giudici e Pubblici Ministeri, il Giudice potrebbe essere pienamente indipendente rispetto al Pubblico Ministero e verrebbe scongiurato ogni rischio di un suo pregiudizio favorevole o di subalternità rispetto all’Ufficio dell’accusa».

Come tutte le affermazioni forzate e i “tormentoni” che nascondono ben altre motivazioni (quelle che non si possono dire: v., ad esempio, il Piano di rinascita democratica, parte essenziale del programma della loggia massonica P2 di Licio Gelli, che -stranamente- prevedeva proprio la separazione delle carriere di P.M. e Giudice e la responsabilità del CSM nei confronti del Parlamento), anche queste contengono “in nuce” dei ridicoli paralogismi. Se il sacro furore di voler i P.M. rigorosamente separati dai Giudici venisse esteso in tutta la sua portata, per “rendere più paritarie le parti” dovremmo iniziare a stabilire regole deontologiche per impedire relazioni personali tra Giudici e Avvocati; niente più caffè insieme, basta con le confidenziali battute da corridoio ma soprattutto basta con le relazioni sentimentali -più o meno pubbliche- tra rappresentanti delle due categorie (i P.M., invece, potrebbero ancora innamorarsi ma solo degli Avvocati e viceversa). Ovviamente, dovrebbe procedersi all’espulsione dei magistrati onorari che esercitano, benché fuori circondario, la professione forense (i “pregiudizi favorevoli” possono averli anche gli avvocati che fanno i Giudici onorari, o no?).

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Altrettanto ovviamente, dovrebbero essere separate anche le carriere dei P.M. della Corte dei Conti da quelle dei Giudici contabili e quelle dei P.M. militari da quelle dei Giudici militari. A questo punto, anche il Giudice del Tribunale potrebbe essere “meglio disposto” ed avere “pregiudizi favorevoli” nei confronti dei Giudici per le Indagini Preliminari (che dispongono misure cautelari e rinvii a giudizio): separiamoli! E il Giudice d’Appello? Chi ci assicura che non abbia “pregiudizi favorevoli” e non sia “meglio disposto” nei confronti dei suoi colleghi di primo grado? Meglio separarli.

Per tranquillizzare gli Avvocati, così sinceramente e profondamente preoccupati per la terzietà del Giudice, si separino pure i Giudici della Corte Suprema di Cassazione da quelli di merito dei gradi inferiori. Del resto, sempre colleghi di carriera sono e in quanto tali, possibili portatori di “pregiudizi favorevoli”. Visto che ci siamo, separiamo anche le carriere dei sacerdoti confessori (attualmente monocratici) da quelli che infliggono le penitenze: perché no? E gli arbitri di calcio e i guardalinee? Questi ultimi segnalano (come i P.M.) le possibili violazioni del regolamento e gli Arbitri (appartenenti alla loro stessa carriera) giudicano la fondatezza della segnalazione: non è che scappa qualche “pregiudizio favorevole?”. E così, piano piano, potremmo magari arrivare a separare i pregiudizi strombazzati dalle esigenze serie.

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