Taranto, i gruisti dell'Ilva e quella fake news ante litteram
La trasformazione di un racconto di cronaca come tanti in un racconto di persone reali
Nel giorno del dramma della morte di un operaio coinvolto dal crollo di una gru nello stabilimento dell’Ilva a Taranto voglio tornare a un fatto quasi identico accaduto sette anni fa. Una storia di fake news ante litteram e di una grande umanità che aiuta a ricordare che i protagonisti delle notizie sono persone vere, in carne e ossa. Una storia che nessuno ha mai saputo.
I fatti del 2012 sono nei titoli dei giornali quasi identici a quelli di oggi. Lo stabilimento è già coinvolto nelle vicende giudiziarie e io gestivo la comunicazione di crisi su mandato della proprietà e del presidente. Ometto i nomi perché sono noti e poco importanti ai fini della storia. Sette anni fa un operaio viene coinvolto dal crollo della gru a causa di una tromba d’aria. Su un importante giornale nazionale il giorno successivo, un giornalista di punta del quotidiano, un intellettuale rispettato, scrive di una conversazione che sarebbe avvenuta sul piazzale delle gru tra il presidente dell'Ilva e il direttore dello stabilimento di Taranto. Una conversazione odiosa intorno al problema che i gruisti non volevano più tornare ai loro posti di lavoro ragionevolmente impauriti per quanto era accaduto. Un dialogo nel quale, secondo la fonte del cronista, per i due dirigenti sarebbe bastato qualche incentivo per far passare loro la paura e riprendere il lavoro. Una cosa assurda per chi conosce le persone oggetto di questa storia. Quando mi arriva il quotidiano Io leggo senza capire il perché di quelle parole false virgolettate, e con quanta cattiveria anche in circostanze drammatiche si possa speculare sulla vita e contro le persone.
Mi trovo davanti a una notizia tanto falsa da essere sconvolgente, per la quale non basta certo una replica, ma anche con un uomo sconvolto dalle frasi che gli sono state attribuite. Faccio allora una proposta al direttore di stabilimento: parla con il giornalista, incontralo, digli cosa pensi di quello che ha scritto, di quelle frasi false e orribili scritte a fianco del tuo nome. Accetta la mia proposta. Chiamo il noto giornalista che si rende subito disponibile e organizzo l’incontro. E’ stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita professionale. Il direttore era un ormone enorme che comandava ogni giorno su 12 mila persone ma davanti al giornalista che gli chiedeva conto di quelle frasi prive di umanità non riesce a parlare, con gli occhi lucidi interrompendosi in continuazione continua a ripetere che quelli sono i suoi ragazzi, i suoi uomini, la sua vita. Ci sono voluti pochi minuti perché il cronista capisse che aveva riportato della notizie false e calunniose, di essere stato strumento di una cattiveria malata e insensata contro uno degli uomini migliori che abbia incontrato nel mio lavoro.
Questa storia ha una morale, per me un insegnamento che faccio mio ogni giorno, perché quello che rimane non è solo la ritrattazione sul giornale del giorno dopo di quei commenti odiosi ma soprattutto la trasformazione di una storia astratta in una storia di persone, di sentimenti e di relazioni vere, la trasformazione di un racconto di cronaca come tanti in un racconto di persone reali.
Commenti