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Roma, la capitale "green" del mondo si sta spegnendo: nemmeno il Giubileo ridarà vigore al verde della città
Oggi a Roma si moltiplicano le ceppaie e si dirada sempre più il verde di quella che era la capitale più “green” del mondo.... Il commento
Il Giubileo della "speranza" e il declino del verde pubblico a Roma
Il Giubileo della speranza potrebbe riguardare anche un auspicio di nuova attenzione per il verde pubblico nella Capitale. A Roma si stima che ci siano poco meno di un milione di alberi, il che la rende una delle città europee più “green”. Solo 320mila alberi sono però sottoposti alla diretta tutela del Comune. Ma tutti gli altri – in aree private o dipendenti da altri Enti o Istituti pubblici - sono considerati beni giuridici di interesse ambientale e paesaggistico, quindi sono vincolati alle disposizioni fissate dal Regolamento del Verde e del Paesaggio urbano definito nel 2021.
Ma se tutti gli alberi sono uguali davanti al Regolamento, non così lo sono i proprietari. Infatti, dei 320mila alberi sottoposti direttamente alla tutela municipale, il Campidoglio fa quello che gli pare. Un esempio: il Regolamento prevede che entro un anno dall’abbattimento di un albero nel territorio del Comune di Roma, sia obbligatorio procedere alla ripiantumazione di un albero simile. Eppure, negli anni tra il 2021 e il 2023 risultano abbattuti quasi 18mila alberi, ma ne sono stati piantumati solo 2400. Più o meno il 12%. Se questo fosse il comportamento di un privato, arriverebbero subito le sanzioni, ma visto che la competenza è comunale si può aspettare, invocando problemi di sicurezza, come se un albero – se ben potato e manutenuto – fosse un problema di sicurezza.
Nello scorso mese di maggio, anche Italia Nostra aveva denunciato al ministero della Cultura e all’Unesco la “linea demolitoria” del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale: un accanimento contro “i pini, i grandi alberi e tutti gli alberi che mostrino difetti o siano ritenuti giunti a una, del tutto presunta, età di fine vita”. Secondo più di un agronomo ritenere che una pianta, dopo aver raggiunto i 70 anni sia in “fine vita” non è un criterio scientifico. Il fine vita, per un albero, è un concetto derivato dalla frutticoltura, dove, quando la produzione di una pianta inizia a decrescere, la si sostituisce. Nel caso del Comune di Roma la si abbatte e basta. Senza sostituirla. Solo perché la manutenzione è una cosa seria e richiede interventi seri. Anche per evitare le tragedie come quella accaduta il mese scorso, nel quartiere Colli Aniene della Capitale. La inadeguata gestione del verde non può essere un alibi per l’abbattimento sconsiderato del patrimonio.
Il ricordo della città più bella del mondo – se abbiamo la Costituzione più bella del mondo, da romano posso anche ritenere di vivere nella città più bella del mondo – coincideva con quella più verde, più ombreggiata, più frondosa. Oggi non è più così. Non solo perché l’Istat, che conteggia solo gli alberi dei patrimoni comunali, ha documentato il sorpasso di Milano – dove il Comune ambrosiano gestisce oltre 430mila alberi, contro i 320mila di Roma Capitale – ma soprattutto perché passando per le vie della città si contano sempre più ceppaie, insomma i moncherini lasciati al posto del fusto dell’albero abbattuto. Anche in questo caso il Regolamento municipale impone un anno di tempo per rimuovere la ceppaia. Ma la regola non si applica per il Comune, ovviamente.
Stando alle stime dell’assessorato all’Ambiente, con i quasi 18mila alberi già abbattuti siamo solo a metà dell’opera. Entro il 2026 sarebbero da abbattere 35 mila alberi. Peccato che non si provveda alla loro doverosa sostituzione.
Poco più di cinque anni fa il secondo Governo Conte, quello con il Pd, non quello con la Lega, aveva gongolato per il Decreto Clima, “il primo decreto legge totalmente ambientale realizzato in Italia” che tra le tante ragioni di “necessità e urgenza” imponeva la messa a dimora di migliaia di nuove piante. A ciò si sarebbero dovute aggiungere con un progetto specifico del Pnrr circa 113 mila piantine a ottobre 2024 e poi quelle dei due anni successivi, e ulteriori interventi legati ad altri due appalti per quasi 7 milioni di euro, tra fondi comunali e fondi per il Giubileo. Non s’è visto nulla.
Il Giubileo della speranza impone ottimismo almeno per tutto il 2025. Ma fino a oggi a Roma si moltiplicano le ceppaie e si dirada sempre più il verde di quella che era la capitale più “green” del mondo.
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