Cronache

Operai morti, "non dovevano scendere nel tombino": sciopero dei sindacati

di Redazione

Il contratto di appalto stipulato con Amap prevedeva che il personale non scendesse sotto terra. Nessuna delle vittime aveva né la mascherina né il gas alert

Casteldaccia, i cinque operai morti non sarebbero dovuti scendere nelle fognature

Non sarebbero dovuti scendere all'interno della stazione di sollevamento i cinque operai morti ieri a Casteldaccia durante la manutenzione della rete fognaria. Il contratto di appalto stipulato con Amap, la municipalizzata che aveva dato alla loro ditta, la Quadrifoglio group, l'appalto dei lavori, prevedeva che l'aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Questo spiega perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell' idrogeno solforato, il gas che poi li ha uccisi.

Non è chiaro, dunque, perché i cinque siano scesi all'interno della stazione di sollevamento nè cosa sia accaduto dopo. L'ipotesi che si sia rotto un tubo da cui poi è fuoriuscito il gas è smentita dai vigili del fuoco, mentre non si esclude che gli operai abbiano potuto aprire una paratia che sarebbe dovuta restare chiusa. L'ambiente infatti, in condizioni normali, è a tenuta stagna.

"Ho sentito una voce che gridava 'aiuto, aiuto', 'Venite qua, venite qua', e mi sono avvicinato... Di solito e' un intervento che si fa con la mascherina...". A parlare alla Tgr Rai Sicilia, e' Paolo Sciortino, uno dei colleghi dei cinque operai morti ieri a Casteldaccia, mentre un sesto e' in condizioni gravissime al Policlinico di Palermo.

Sciortino si e' salvato perche' e' stato l'ultimo a entrare nell'impianto e si e' fermato in tempo ed e' ricoverato all'ospedale di Termini Imerese. Tra le vittime il titolare settantenne: "Poteva godersi la pensione e invece... per dare lavoro a noi...". E racconta: "Non era la prima volta che intervenivamo, gia' in altre due occasioni abbiamo lavorato li' e non c'era questa situazione... e' accaduto qualcosa...".

"Stiamo raccogliendo e verificando le dichiarazioni dei superstiti e abbiamo gia' fatto i primi accertamenti presso la ditta Quafrifoglio Group, a Partinico. In corso anche approfondimenti per verificare se siano stati adottati le adeguate tutele e i dispositivi di sicurezza".

Così il capo della Squadra mobile di Palermo, Marco Basile, parlando ai cronisti sul luogo in cui ieri 5 operai sono morti a Casteldaccia, nella vasca dell'impianto di acque reflue lungo via Nazionale, sulla Statale 113. Le indagini sono coordinate dalla procura della Repubblica di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo plurimo, al momento a carico di ignoti. Al centro l'aspetto del mancato uso delle protezioni, mascherine comprese.

Letali, infatti, sono state le esalazioni di idrogeno solforato respirate dagli operai mentre eseguivano un intervento di manutenzione alla rete fognaria. Sentito anche il direttore dei lavori che doveva controllare l'intervento di manutenzione. L'area del cantiere e' stata posta sotto sequestro su disposizione dell'autorita' giudiziaria. Un sesto operaio si trova ricoverato al Policlinico di Palermo e le sue condizioni sono definite critiche. 

Solo 68 ispettori del lavoro in Sicilia per 400 mila imprese, a fronte di un fabbisogno di almeno 280. E' uno dei nodi principale del lavoro che uccide e che ieri ha provocato la morte di cinque operai a Casteldaccia, seza protezioni, senza mascherine, senza formazione adeguata.

In queste condizioni savano eseguendo lavori all'impianto di sollevamento delle acque reflue da cui si sono sprigionati gas tossici, idrogeno solforato che non ha dato scampo ai lavoratori inermi perche' non protetti. Stamane a Palermo presidio davanti alla prefettura per chiedere una stretta sui controlli. Si calcola, affermano i sindacati, che con questi numeri sugli ispettori del lavoro, e' possibile solo un controllo ogni 18 anni alle imprese.

"Fermate questa guerra, questa carneficina", si grida in strada. Tra le vittime anche un interinale che non sarebbe dovuto essere li', viene detto, durante il sit-in indetto dalle segreterie provinciali di Fillea, Filca, Feneal che hanno proclamato uno sciopero di 8 ore che si affianca a quello generale di 4 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil per tutti gli altri settori: "Proseguiremo a oltranza con le mobilitazioni, per rivendicare la sicurezza nei cantieri", annunciano, gli operai a Casteldaccia stavano svolgendo un lavoro pericoloso, non riusciamo a capire come mai non siano stati previsti tutti gli accorgimenti necessari per interventi dove possono verificarsi fuoriuscite di gas nocivi, pericolosi per l'incolumita' pubblica". Per di piu' "non erano stati fermati adeguatamente ed e' irregolare anche il ricorso al lavoro interinale e quasi tutti erano sotto-inqradrati rispetto alle mansioni assegnate. Chiediamo al prefetto (che ieri si e' recato sul luogo della tragedia, ndr.)di sollecitare l'intervento delle istituzioni e il tavolo su salute e sicurezza che da tempo chiediamo".

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