Cronache

Intercettazioni, Lo Voi: "Bloccarle è come cancellare i reati dal codice"

Il Procuratore capo di Roma: "Il 50 per cento delle inchieste di mafia prende le mosse da indagini su reati di Pubblica amministrazione, non solo in Sicilia"

Lo Voi attacca sulla stretta alle intercettazioni

"Siamo un Paese con un altissimo tasso di illegalità in cui le intercettazioni sono fondamentali per venire a capo non solo di reati di mafia e terrorismo, ma anche di quei reati 'spia' che della mafia rappresentano l’altra faccia, o una delle facce, e che sono quelli contro la pubblica amministrazione e quelli fiscali. Decidiamo, dunque. Se non vogliamo più sentirne parlare, dobbiamo avere il coraggio non di modificare le intercettazioni, ma di cancellare quei reati. E dire che non ne vogliamo più sapere perché ci disturbano". Così il Procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, intervistato da 'La Repubblica', interviene sul tema delle intercettazioni.

"La discussione sull’urgenza di modificare la disciplina delle intercettazioni e sul ruolo del pubblico ministero mi sembra lunare - sottolinea - Da due anni, esiste una legge, cui si è arrivati dopo lunga e faticosa discussione, che impone l’inserimento nel fascicolo del processo soltanto di quelle conversazioni intercettate ritenute dal pubblico ministero e da un giudice terzo, dunque non dalla polizia giudiziaria, penalmente rilevanti ai fini della prova. Oggi, tutte le conversazioni intercettate non rilevanti non vengono trascritte e rimangono custodite nel cosiddetto 'armadio giudiziario'".

"Il 50 per cento delle indagini di mafia prendono le mosse da indagini su reati di Pubblica amministrazione - avverte il Procuratore di Roma - Non solo in Sicilia. Qui nel Lazio, tanto per fare un esempio, i comuni di Anzio e Nettuno sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose partendo da indagini su appalti comunali. In quei comuni l’agire mafioso con la pubblica amministrazione non ha nulla di diverso, nel format, di quanto accadeva a Corleone o accade in altre parti del Paese".

"Penso che un’urgenza democratica sia consentire che l’opinione pubblica abbia contezza e conoscenza attraverso il contenuto di atti giudiziari ostensibili di come viene amministrata la giustizia penale e delle responsabilità contestate a chi è accusato di reati" prosegue Lo Voi, che sul tema della separazione delle carriere sottolinea: "Vuole sapere su 9 mila magistrati italiani quanti sono stati quelli che, nel 2022, hanno chiesto al Csm il passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa? Ventuno. Con tutti i problemi che abbiamo stiamo a discutere di 21 magistrati su 9 mila?".

"Mi sembra che additare i pubblici ministeri come i responsabili dei mali della giustizia italiana sia ingeneroso, indimostrabile, e soprattutto incoerente - afferma il Procuratore di Roma - perché non vedo alcuna coerenza complessiva delle istituzioni nel lanciare un allarme, per altro fondato, sul rischio che le organizzazioni criminali si preparino ad un assalto ai fondi del Pnrr e, contestualmente, aprire un processo ai pubblici ministeri e al principale strumento di indagine che sono le intercettazioni. È un modo di procedere in ordine sparso - conclude Lo Voi - che non giova e non gioverà a nessuno".