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Cronache
Isis, diffuso video su Bruxelles. "Lo Stato Islamico è tornato"
Dal web

L'Isis ha diffuso sul web un video celebrativo degli attentati di Bruxelles che comincia con frasi pronunciate di recente da Donald Trump sulla capitale belga. "Bruxelles era 20 anni fa una delle piu' belle citta' del mondo. Era bellissima, e sicura. Ora e' uno spettacolo dell'orrore, uno spettacolo di orrore assoluto", sono le dichiarazioni del miliardario candidato repubblicano alla nomination per la Casa Bianca, che aprono il filmato di 9 minuti intitolato "Bruxelles Attacks". Le ultime parole di Trump echeggiano nel video, coperte da immagini di combattenti jihadisti e degli attentati del 22 marzo, con un canto di battaglia come colonna sonora. "I jet dei crociati, tra cui i belgi, continuano a bombardare i musulmani in Iraq e nel Levante, di giorno e di notte, uccidendo bambini, donne e vecchi e distruggendo moschee e scuole", afferma una voce in arabo mentre i sottotitoli traducono il testo della canzone: Fratelli alzatevi! Andiamo al jihad!". Nel video compare anche il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve.

"ENTRAMBI I FRATELLI KAMIKAZE POTEVANO ESSERE FERMATI" - Non c'e' solo Ibrahim El Bakraoui, il kamikaze di Zaventem che era stato espulso dalla Turchia l'estate scorsa senza che il Belgio, pur allertato, lo reclamasse o quanto lo mettesse sotto sorveglianza. Ora il sito del "Morgen" ha rivelato che anche il fratello, il 27enne Khalid El Bakraoui, fattosi saltare in aria nella metropolitana, poteva e doveva essere arrestato gia' da molto tempo dalle autorita' belghe. Infatti Khalid a piu' riprese l'anno scorso aveva violato i termini della libera' condizionale: circolando in auto con un ex complice (come accerto' la polizia dopo un'infrazione per un senso vietato) e, a partire dal 22 ottobre 2015, poco prima delle stragi di Parigi, non presentandosi per quattro volte di fila all'appuntamento con il suo supervisore giudiziario. Khalid come il fratello era stato in carcere in Belgio per reati comuni, nel suo caso una serie di rapine a mano armata risalenti al 2011, quando era stato trovato in possesso di un kalashnikov. Le violazioni del regime di liberta' condizionale che gli era stato concesso avrebbero dovuto portare alla sua revoca immediata, una revoca che invece e' arrivata soltanto a febbraio, un mese prima che il latitante Khalid trasformasse in un inferno la stazione di Maalbeek. 

RAFFICA DI DIMISSIONI NEL GOVERNO BELGA: RESPINTE - Trema il governo belga due giorni dopo gli attentati di Bruxelles, scosso dai passi falsi dell'intelligence che non ha saputo evitare il sanguinoso bagno di sangue e anche dall'infruttuoso scambio di informazioni avvenuto la scorsa estate con Ankara proprio su un 'foreign fighter', che poi si e' fatto saltare nello scalo di Zaventem. Intanto si cerca "un secondo sospetto" in relazione all'attacco nella metro. E Salah Abdeslam ha accettato l'estradizione in Francia. Sono in corso inoltre operazioni di polizia a Bruxelles, comune di Bruxelles, e un uomo sarebbe stato fermato, la sua macchina perquisita. Ma forse lo sviluppo piu' clamoroso dell'inchiesta e' quello secondo cui i due fratelli-kamikaze avevano nel mirino un centro nucleare. Il ministro dell'Interno, Jan Jambon e quello della Giustizia, Koen Geens hanno offerto uno dopo l'altro le dimissioni, entrambe respinte dal premier, Charles Michel: "occorre restare uniti in momenti cosi' difficili".

La polizia e' alla ricerca di un secondo uomo sospettato di essere coinvolto nell'attentato alla metro. Le telecamere di sicurezza della stazione hanno infatti registrato le immagini di un individuo con una grande borsa vicino al kamikaze, Khalid el Bakraoui. Al-Bakraoui parla con lui che pero' non entra nella metro. Nel frattempo la procura federale belga ha comunicato che l'identikit diffuso oggi da alcuni media belgi come quello del "quinto uomo" del commando che ha provocato le stragi, la persona che accompagnava l'autore della strage nella metropolitana, "non ha nessuna pertinenza con l'inchiesta".

La procura ha confermato inoltre che Khalid El Bakraoui, il kamikaze della metropolitana, era sospettato di avere affittato, tramite una carta d'identita' belga falsificata con il nome di Ibrahim Maaroufi, una casa in rue de Fort a Charleroi che sarebbe servita da base per il gruppo terrorista implicato negli attentati di Parigi. L'abitazione, si ricorda nel comunitato, era stata perquisita nel corso di un'operazione lo scorso 9 dicembre. Salah Abdeslam ha invece deciso di non opporsi alla sua estradizione perche' "il dossier principale e' li' e vuole spiegarsi in Francia", ha spiegato il suo avvocato, Sven Mary. Non e' chiaro invece se abbia smesso di collaborare; certo, ha aggiunto il suo legale, sarebbe una iattura se lo facesse, "perche' si rischia un nuovo Bataclan".

Nel mirino dei fratelli Ibrahim e Khalid c'era dunque forse il Centro studi dell'energia nucleare belga di Mol (Cen), nelle Fiandre. I due jihadisti spiarono il direttore generale del Centro forse per sequestrarlo insieme ai suoi familiari e costringerlo ad accompagnarli all'interno del Centro che ospita un reattore sperimentale e contiene grandi quantita' di materiali radioattivi (e' leader mondiale nella produzione di isotopi). Da meta' febbraio la centrale e' presidiata dall'esercito. Il premier Charles Michel ha promesso che si fara' "piena luce" sulle stragi e ha assicurato che "non ci potra' essere impunita'".

 

ECCO CHI ERANO I KAMIKAZE DI BRUXELLES

Sono stati identificati tutti e tre i kamikaze che si sono fatti esplodere all'aeroporto di Bruxelles e nella metropolitana. In un primo momento sono stati identificati i fratelli El Bakraoui: Ibrahim, che si è fatto esplodere all'aeroporto Zaventem, e Khalid che invece si è ucciso nella metropolitana. La polizia ha identificato nel terzo uomo, secondo kamikaze dell'aeroporto, Najim Laachraoui, già ricercato per gli attentati a Parigi. A quanto riportato dalla tv francese iTélé l'attentatore sarebbe stato identificato dal Dna. Ventiquattro anni, nato ad Anderlecht  è considerato l'artificiere del gruppo, e avrebbe allestito anche gli ordini usati negli attentati di Parigi. Era ricercato dal 4 dicembre, fermato - sotto la falsa identità di Soufiane Kayal - ai primi di settembre al confine austro-ungarico in compagnia di Salah Mohamed Abdeslam e Belkaid. L'identificazione risale a due giorni fa: il suo Dna era sulle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo Stade de France, il 13 novembre scorso. Khalid El Bakraoui ha attivato la bomba mentre si trovava nel secondo vagone di un treno che proveniva dalla stazione di Schuman (che serve direttamente le sedi della Commissione europea e del Consiglio europeo, nonché di altre grandi istituzioni e media) in direzione della stazione di Arts-Loi. Come anticipato da Repubblica i fratelli El Bakraoui, 27 e 30 anni, pregiudicati per rapina e già ricercati per legami con la rete terroristica coinvolta negli attacchi di Parigi, sarebbero i due terroristi sfuggiti al blitz delle forze speciali nell'appartamento di Forest, quartiere multietnico nell'ovest di Bruxelles.

LA POLEMICA TURCHIA-BELGIO 

Il presidente turco Erdogan ha dichiarato che Ibrahim El Bakraoui "in giugno era stato arrestato in Turchia e poi deportato in Belgio ma le autorità belghe lo avevano rilasciato poco dopo. Non aveva legami col terrorismo". Smentisce il ministro della Giustizia belga, Koen Geens: "Non fu estradato dalla Turchia al Belgio ma verso i Paesi Bassi". A quel tempo, ha aggiunto il ministro, Bakraoui "non era noto in Belgio per terrorismo, ma era un criminale comune in libertà condizionata". Il presidente turco Recep Tayyip Edrdogan ha dichiarato oggi di aver avvisato all'epoca le autorità belghe che Bakraoui era un 'foreign fighter'. Rispedito in Olanda, sarebbe poi stato rilasciato su indicazione del Belgio. Il New York Times ha rivelato che l'Interpol aveva diramato un'allerta "di livello rosso" a tutte le polizie del mondo per Khalid, ricercato in Belgio dallo scorso agosto per terrorismo. Nei registri dell'Interpol si legge che era nato il 12 gennaio 1989, aveva la doppia cittadinanza belga e delle Bahamas, parlava francese e arabo. Il Ny Times aggiunge che non compare un avviso di livello rosso per il fratello Ibrahim.

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