Cronache
Latte pieno di antibiotici e proveniente da allevamenti intensivi. Ecco perché dobbiamo berne meno
L'esperto svela i falsi miti dietro questo alimento utilizzato da sempre dall'essere umano
Oggi si parla anche di latte senza mucca. Come la carne sintetica, di fatto. La sua opinione?
“Il discorso è sempre lo stesso: perché fare cose chimiche quando la natura ci offre già tante cose benefiche? Se le tolleriamo bene, altrimenti lasciamole lì. Anche perché le problematiche intestinali affliggono il 15% della popolazione italiana e non si tratta di una piccola fetta. Io però non voglio condannare il consumo di latte e dire di non usarlo più. Vorrei invece cercare di far capire alle persone che magari un gorgonzola di alto livello, un parmigiano reggiano di alto livello stagionato un bel po’ di mesi, anche 36, sono dei prodotti che si possono consumare una volta ogni tanto e va benissimo. Ed è così che la dieta mediterranea li consumava, non c’era certo un consumo quotidiano di formaggi o di latte. Perché, purtroppo, i contadini quel latte lo dovevano dividere con i vitelli per crescerli. E quel poco che riuscivano a farne o se lo rivendevano o lo conservavano o lo stagionavano per i periodi di necessità in cui si mangiava di meno perché la terra offriva meno. Insomma, il consumo non era quotidiano come invece ci stanno dicendo di fare oggi”.
Perché un litro di latte costa così tanto? C’entra la guerra o c’è altro?
“Di sicuro c’entra anche la guerra. Il mangime per questi animali è salito di prezzo e parliamo di animali che consumano un bel po’ di grano e di avena al giorno. E il granaio d’Europa è sotto assedio, quindi sono aumentati i prezzi di tutti i mangimi e di conseguenza anche del latte”.
Un consiglio spassionato?
“Meno latte per tutti e più alternative. E soprattutto personalizziamo il consumo del latte, non creiamo delle regole standard valide per tutti quando siamo completamente diversi uno dall’altro”.