Cronache
Luoghi di culto, sorpresa: aumentano gli italiani che vanno in chiesa
Dopo 18 anni di una caduta lunga e pesante, nel 2019 tornano a salire – seppur di poco – i praticanti assidui dei luoghi di culto. Il rapporto Mediacom043
ITALIANI E LUOGHI DI CULTO: SU AFFARITALIANI IL RAPPORTO DI MEDIACOM043
Erano almeno 18 anni, da quando cioè (2001) l’Istat monitora il fenomeno della pratica religiosa in Italia, che il numero dei praticanti assidui (ossia coloro, nella fascia d’età da 6 anni in su, che frequentano un luogo di culto almeno una svolta a settimana) anno dopo anno scendeva inesorabilmente, accusando nel periodo 2001-2018 una flessione del 26,3%, pari a -5,211 milioni di persone. Un calo che, al momento, nel 2019 si è fermato e anzi si registra un incremento, benché leggero (+0,6%, pari a +90mila praticanti assidui).
Ma la secolarizzazione e l’indifferentismo religioso continuano a crescere, con il numero delle persone che non frequentano mai un luogo di culto che in Italia nel 2019 aumenta ancora del 5,2%, con un bilancio del quasi ventennio 2001-2019 che evidenzia +81,4%, pari a un incremento di quasi 7 milioni di persone. E anche nel 2019 coloro che non frequentano mai un luogo di culto in Italia sono aumentati di 760mila unità. Tra l’altro, dal 2018, in base ai dati Istat per la prima volta nella storia d’Italia il numero di coloro che non frequentano mai un luogo di culto supera quello di chi invece lo frequenta almeno una volta a settimana.
L’Umbria, in questo contesto nazionale di leggera ripresa dei praticanti assidui dopo una lunga caduta, continua invece (insieme ad altre 12 regioni) anche nel 2019 a mostrare un calo (-5,1% rispetto al 2018, pari a -9mila persone a fronte del +0,6% dell’Italia), con la flessione 2001-2019 che si allarga a -27,6% (-64mila praticanti assidui), più del -26,3% del dato nazionale e oltre quattro punti sopra il -23,5% che segna il Centro. Il dato umbro, sempre per quanto riguarda il calo dei praticanti assidui nel periodo 2001-2019, nel Centro è tuttavia inferiore a quello della Toscana (-31%) e delle Marche (-28,3%), mentre è notevolmente superiore a quello del Lazio (-16,2%).
Se si guarda ancora all’intero periodo quasi ventennale 2001-2019, il tasso di praticanti attivi sul totale della popolazione da 6 anni in su in Umbria è sceso dal 29,7% al 20% (-9,7 punti percentuali). In pratica, oggi è praticante assidua un umbro su cinque, rispetto a quasi uno su tre nel 2001 (il dato nazionale è del 25,1%, mentre l’Umbria è sostanzialmente in linea con il Centro, attestato al 20,4%). Tra le regioni della circoscrizione centrale, è la Toscana a presentare la minore percentuale di praticanti (17%, tre punti sotto l’Umbria), mentre Marche (28,1% di praticanti assidui) e Lazio (20,7%) presentano valori superiori a quello umbro.
È poi da considerare che, se in Italia come detto in Italia il numero di coloro che non frequentano mai un luogo di culto ha superato dal 2018 quello di chi invece lo frequenta almeno una volta a settimana, in Umbria il sorpasso è avvenuto un anno prima, nel 2017, e il divario si è allargato nel 2018 e 2019, con i mai praticanti saliti a 223mila, contro i 168mila praticanti assidui.
In tema di mai praticanti, nella regione il numero delle persone che non frequentano mai un luogo di culto cresce nel 2019, rispetto al 2018, del 2,3%, (meno della metà rispetto al +5,2% del dato nazionale e ancora meno rispetto al +5,8% del Centro), un dato più basso di quelli della Toscana (+4,6%), Marche (+10,6%) e Lazio (+6,6%). In numeri assoluti, il numero dei mai praticanti in Umbria nel 2019 si attesta a 223mila, in aumento di 5mila rispetto al 2018.
Guardando all’intero periodo 2001-2019 monitorato dall’Istat, il numero di coloro che non frequentano mai un luogo di culto nella regione è cresciuto dell’82,8%, passando da 122mila a 223mila persone. Incremento certamente molto rilevante, quello umbro, ma non distante dal dato nazionale (+81,4%) e che tra le regioni del Centro viene dopo gli aumenti registrati da Marche (+106%) e Lazio (84,7%).
Il tasso di secolarizzazione e indifferentismo religioso, ossia la percentuale di coloro che, nella fascia d’età da 6 anni in su, non frequentano mai un luogo di culto, nel 2019 in Umbria è al 26,7%, sostanzialmente in linea con il dato nazionale (27%), nettamente sotto la Toscana (38,6%, la regione del Centro con la maggiore percentuale di mai praticanti nel Centro) e anche sotto il dato del Lazio (29,5%), ma sopra a quello delle Marche (23,7%), regione che tuttavia negli ultimi anni presenta una forte accelerazione del secolarismo e dell’indifferentismo religioso. In punti percentuali, dal 2001 al 2019 nella regione coloro che non frequentano mai un luogo di culto sono passati dal 15,6% al 26,7% del totale delle persone da 6 anni in poi, con un incremento di 11,1 punti percentuali.
Infine una considerazione: i dai riportati riguardano tutte le religioni praticate in Italia, ma è chiaro che nel nostro Paese la parte del leone la fa la religione cattolica. Anche se è difficile dire quanto, nell’incremento dei praticanti assidui registrato nel 2019 a livello nazionale, abbiano inciso le altre religioni in conseguenza del fenomeno immigratori, a cominciare da immigrati in Italia provenienti da Paesi di religione islamica e di quelli arrivati dai Paesi di religione ortodossa.