Cronache

Milano, inchiesta Equalize: spuntano documenti riservati di Eni

di redazione

"Eni non era (come non è) al corrente delle presunte condotte illecite attribuite a Equalize", ha commentato la società del cane a sei zampe

Milano, inchiesta Equalize: spuntano documenti riservati di Eni. La nota del cane a sei zampe: "Non al corrente delle presunte condotte"

La recente inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) e dalla Direzione Nazionale Antimafia (Dna) su Equalize, una società di investigazione con sede a Milano, ha portato alla luce una complessa rete di cyber-spionaggio e dossieraggio. Al centro dell’indagine, un ex ispettore di polizia e ora amministratore delegato di Equalize, Carmine Gallo, attualmente agli arresti domiciliari, e il proprietario della società, Enrico Pazzali, che si è autosospeso dal ruolo di presidente di Fondazione Fiera.

Le perquisizioni presso gli uffici di Equalize hanno portato al ritrovamento di numerosi “atti riservati” appartenenti a Eni Spa, uno dei principali gruppi petroliferi italiani. Tra i documenti, inoltre, emergono materiali che riguardano Paolo Simeone, noto youtuber e contractor italiano, e informazioni classificate come appartenenti a un “archivio di Polizia”.

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L’informativa di quasi 3.900 pagine, parte integrante dell’inchiesta della Dda di Milano, getta luce sulle modalità operative di Equalize e sulla rete di contatti costruita da Gallo negli anni. Grazie alle sue conoscenze in vari ambienti delle forze dell’ordine e dell’intelligence, l’ex poliziotto avrebbe potuto accedere a informazioni riservate, avvalendosi di alti funzionari, magistrati e avvocati.

Secondo quanto emerso, queste informazioni sarebbero state poi trasformate in dossier, venduti a società private, imprenditori e, talvolta, politici. Il prezzo di questi dossier, a seconda della completezza delle informazioni, poteva raggiungere i 15.000 euro per le indagini più dettagliate su un singolo individuo.

Oltre alle indagini aziendali, l’attività di Equalize avrebbe incluso il dossieraggio di rivali politici e la creazione di dossier “ad orologeria”. Tale pratica consentirebbe di “mettere in difficoltà” persone influenti al momento opportuno, anche tramite la divulgazione di dettagli che riguardano la sfera privata.

Tra i nomi che emergono nell’inchiesta vi è anche quello di Stefano Speroni, un manager di Eni, che avrebbe richiesto informazioni su un rivale. L’inchiesta evidenzia come le attività di Equalize, con la produzione e la diffusione di dossier strategici, possano aver avuto un impatto significativo non solo sugli affari, ma anche sulle dinamiche di potere all’interno delle istituzioni e delle imprese.

Per commentare la vicenda, il cane a sei zampe ha scelto una dichiarazione piuttosto asciutta: “Eni non era (come non è) al corrente delle presunte condotte illecite attribuite a Equalize nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano. Eni, nel rispetto delle indagini in corso, non commenta ulteriormente i relativi aspetti”.