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Cronache
Papa Francesco in Egitto: doppio obiettivo.Ricucire con l'Islam dopo Ratisbona

“Caro popolo d’Egitto! Al Salamò Alaikum! La pace sia con voi!”. Così si apre il caloroso Videomessaggio di  Papa Francesco agli Egiziani di tutte le Etnie e di tutte le confessioni religiose prima della partenza per quella che i fedeli cattolici ritengono una “mission” molto delicata ma per la quale Francesco non ha voluto misure particolari. Non vetri antiproiettile, non auto blindate. Raggiunge tutte le sedi istituzionali: il Palazzo presidenziale e quello del Governo, l’università Al-Azhar del grande Imam Sunnita, la Chiesa Copta del Patriarca Tawadros II e celebra la Messa allo stadio per la minoranza cattolica. L’entourage vaticano ci ha tenuto, col portavoce della Sala Stampa, Greg Burke, a sottolineare la normalità, oltre che l’importanza, di questo rapido viaggio che si svolge in soli  due giorni, il venerdì e il sabato. Lo stesso Burke ha confermato il significato globale di questo viaggio in un Paese che ha cercato e cerca di accreditare la laicità dello Stato rispetto alla religione. Un viaggio a quattro dimensioni: la pace, il dialogo con l’Islam, l’abbraccio tra cattolici e ortodossi copti, l’incoraggiamento ai cattolici. Tutte realtà in sofferenza in seguito a persecuzioni, attentati, dissidi, che non hanno risparmiato i luoghi  di culto. Assume anche un particolare significato in questa circostanza la presenza di Bartolomeo I, il patriarca di Costantinopoli, la sede leader dell’Ortodossia, da sempre considerata “la seconda Roma”, che ha affiancato Francesco in molte altre circostanze.

“Con cuore gioioso e grato – dice Francesco nel  Videomessaggio – vengo a visitare “la vostra cara Patria, culla di civiltà, dono del Nilo, terra del sole e dell’ospitalità, ove vissero Patriarchi e Profeti e ove Dio, Clemente e Misericordioso, l’Onnipotente e Unico, ha fatto sentire la Sua voce. Sono davvero felice di venire come amico, come messaggero di pace e come pellegrino nel Paese che diede, più di duemila anni fa, rifugio e ospitalità alla Sacra Famiglia fuggita dalle minacce del re Erode.  Sono onorato di visitare la terra visitata dalla Sacra Famiglia! Vi saluto cordialmente e vi ringrazio per avermi invitato a visitare l’Egitto, che voi chiamate “Umm il Dugna”! / Madre dell’universo!”.

Prima i sentimenti e le emozioni personali. Poi i ringraziamenti. “Ringrazio vivamente il Signor Presidente della Repubblica, Sua Santità il Patriarca Tawadros II, il Grande Imam di Al-Azhar e il Patriarca Copto-Cattolico che mi hanno invitato; e ringrazio ciascuno di voi, che mi fate spazio nei vostri cuori. Grazie anche a tutte le persone che hanno lavorato, e stanno lavorando, per rendere possibile questo viaggio. Desidero che questa visita sia un abbraccio di consolazione e di incoraggiamento a tutti i cristiani del Medio Oriente; un messaggio di amicizia e di stima a tutti gli abitanti dell’Egitto e della Regione; un messaggio di fraternità e di riconciliazione a tutti i figli di Abramo, particolarmente al mondo islamico, in cui l’Egitto occupa un posto di primo piano. Auspico che sia anche un valido contributo al dialogo interreligioso con il mondo islamico e al dialogo ecumenico con la venerata e amata Chiesa Copto Ortodossa”.

Un paragrafo è infine dedicato alla situazione attuale, di cui non si ignora la dimensione drammatica. “Il nostro mondo, dilaniato dalla violenza cieca – che ha colpito anche il cuore della vostra cara terra – ha bisogno di pace, di amore e di misericordia; ha bisogno di operatori di pace e di persone libere e liberatrici, di persone coraggiose che sanno imparare dal passato per costruire il futuro senza chiudersi nei pregiudizi; ha bisogno di costruttori di ponti di pace, di dialogo, di fratellanza, di giustizia e di umanità. Cari fratelli egiziani, giovani e anziani, donne e uomini, musulmani e cristiani, ricchi e poveri…, vi abbraccio cordialmente e chiedo a Dio Onnipotente di benedirvi e di proteggere il vostro Paese da ogni male. Per favore pregate per me! Shukran wa Tahiaì Misr! / Grazie e viva l’Egitto!”.

Papa Francesco ha anticipato i tempi per questa missione in Egitto, una missione globale come forse poche altre tra le 26  compiuti dalla sua elezione. Questo è il quarto in terra musulmana. Missione di pace in una grande Nazione (90 milioni di abitanti) di antichissima civiltà, di per sé non violenta, né percorsa da aspre guerre intestine, ma purtroppo circondata da Paesi in conflitto che lo premono e tentano di riversarne profughi e fuggiaschi, e non esente da attentati sanguinosi di carattere razziale e religioso. L’altro aspetto della missione, non certo in ordine di importanza, è proprio interreligioso. Mantenere e intensificare il dialogo, quel dialogo con l’Islam, che in Egitto, nell’Università sunnita del Cairo, ha uno dei suoi Centri più prestigiosi. Interrotto da cinque anni quando Papa Benedetto XVI in un discorso teologico a Ratisbona, in Germania, riportò alcuni giudizi storici su Maometto espressi dall’Imperatore di Bisanzio,  Paleologo. Con Francesco il dialogo si è riallacciato e esponenti dell’Islamismo sono venuti a fargli visita. Anche la Scheicca del Katar. Infine missione ecumenica, per l’incontro che avrà con la Chiesa ortodossa copta, una delle più antiche e delle più numerose. Per questo Francesco ha deciso di anticipare i tempi. La visita non figurava nel calendario degli impegni del Papa per i mesi di marzo e aprile, già diffuso e che comprende, oltre ai riti, e ai viaggi in Italia, anche il pellegrinaggio a Fatima. A parte era stato annunciato quello in Colombia.

Per maggio sono in programma il pellegrinaggio a Fatima (il 12) e la vista a Genova (27) ma di grande significato e la decisione di Francesco di andare a pregare, il 20 giugno, sulle tombe di due preti “rivoluzionari”, “disobbedienti”, ma due presti fino alla fine coerenti e fedeli alla Chiesa, due apostoli della carità, antesignani in tempi difficili tra le due guerre. Si tratta di don Primo Mazzolari e del Priore di Barbiana, don Lorenzo Milani. Il Papa si recherà a Bozzolo (diocesi di Cremona) per venerare don Primo e parlare ai fedeli davanti alla sua tomba e poi a Barbiana (diocesi di Firenze) per venerare don Lorenzo, quel prete che raccolse bambini e giovani e insegnò loro a leggere e li redense dalla schiavitù dell’ignoranza. Un passo significativo, per non dire storico, di Papa Bergoglio, mentre si tenta di infangare la memoria di don Milano nel ,mentre viene pubblicata la sua Opera Omnia. Due preti-simbolo venerati da generazioni di giovani., creatori di coscienze. 

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