Cronache

Pensioni, chi ci va più tardi vive meglio e più a lungo. Ecco perché

di Redazione Economia

Lo studio pubblicato su Cdc Preventing Chronic Disease non lascia dubbi sui benefici di tale scelta

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La sfida che si presenta, poi, è come mantenere il tenore di vita attuale ed evitare aumenti insostenibili della spesa sociale. Tra le strategie più innovative adottate negli ultimi anni da Paesi con caratteristiche demografiche simili alla nostra, vi è il contrasto alle misure che incentivano l’uscita anticipata dal mercato del lavoro (come ad esempio la Quota 100-103) e la promozione dell’occupazione per gli individui oltre i 65 anni. Queste misure hanno l’obiettivo di favorire una maggiore partecipazione lavorativa degli anziani, garantendo così una maggiore sostenibilità economica e sociale.

Restare a lavoro oltre i 65 anni toglie lavoro ai giovani e non garantisce il turnover generazionale. Così è stato ripetuto più volte in passato da diversi esponenti politici, ma secondo lo studio non è così. Osservando le statistiche, sembrerebbe che la situazione sia contraria a questa convinzione. Infatti, nei Paesi in cui vi è una maggiore occupazione tra gli individui sopra i 65 anni, la disoccupazione giovanile risulta essere inferiore. Ad esempio, in Giappone e in Corea, la disoccupazione giovanile si attesta tra il 4% e l’8%, negli Stati Uniti raggiunge il 7,5%. D’altra parte, nei Paesi in cui l’occupazione tra gli anziani è ridotta, la percentuale di giovani senza lavoro supera la doppia cifra: il 17% in Francia, il 22% in Italia, il 29% in Grecia e in Spagna.