Cronache
Perizia psichiatrica per Impagnatiello: la difesa convince i giudici di Milano
L'ex barman, che ha ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, verrà sottoposto a perizia psichiatrica. Ma il processo è già chiuso
Omicidio Tramontano, Impagnatiello e la "banalità del male". La perizia psichiatrica? Inutile
Alla fine ce l’ha fatta, Alessandro Impagnatiello, l’ex barman imputato per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano incinta al settimo mese. Non, certo, ad essere scagionato dalle accuse, bensì ad ottenere la disposizione di una perizia psichiatrica. La notizia è arrivata oggi agli sgoccioli di una lunga udienza nella quale sono stati ascoltati i consulenti della difesa e quelli di parte civile. E ce l’ha fatta perchè a prescindere dall’esito dell’esame (il prossimo 27 giugno la presidente della Corte d’Assise conferirà l’incarico al perito), il processo ad Alessandro Impagnatiello doveva essere una strada a senso unico, non solo e non tanto per la confessione resa dallo stesso 31enne, quanto per la molteplicità di elementi oggettivi e soggettivi che hanno portato la psichiatra Diana Galletta, consulente della famiglia di Giulia, a parlare di lui come di un caso di “banalità del male”. “C’è oggi una tendenza a psichiatrizzare qualora ci siano comportamenti violenti. E questo è ingiusto per i veri malati di mente. Nella maggior parte dei casi sono determinati da pulsioni ed emozioni” sono state le sue parole.
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Qualcosa però, nella narrazione scontata che tutti ci aspettavamo, sembra essersi incrinato, rendendo la stessa paradossalmente “stonata”. A vincere la battaglia, infatti, è stata la ricostruzione dell’Impagnatiello “scacchista” con un “disturbo ossessivo della personalità” sostenuta dallo psichiatra Raniero Rossetti e dalla psicologa Silvana Branciforti, che hanno convinto la Corte a dare una possibilità all’omicida di Giulia.
L’accertamento disposto dai giudici dovrà infatti valutare la sussistenza del disturbo personologico nel 31enne: qualora questo fosse riscontrato anche dal perito nominato dalla corte potrebbe comportare un riconoscimento di una circostanza attenuante generica. E se è improbabile che venga riconosciuto un vizio parziale o totale di mente che influisca sull’eventuale capacità di intendere e di volere al momento del fatto, è anche vero che la decisione della Corte dà il largo a un “precedente” non da poco anche in casi di femminicidio compiuti da personalità “narcisiste e maligne”, come aveva spiegato la criminologa Roberta Bruzzone più di un anno fa ad Affaritaliani.it. Alessandro Impagnatiello, infatti, è stato ed è ancora oggi - a meno che si voglia credere che 12 mesi di carcere possano stravolgere una personalità di 30 anni - un manipolatore, e con l’udienza di oggi non si è fatto altro che assecondarne l’essenza. Un “mondo all’incontrario”, specialmente nell’ambito di un processo sicuramente da celebrare in virtù della presunzione di innocenza, ma che noi di Affaritaliani.it a più riprese abbiamo sostenuto essere chiuso.
Ecco che allora questa perizia psichiatrica più che servire alla “nuova vita” (come l’ha definita lui stesso) di Alessandro Impagnatiello sembra più che altro funzionale a prolungare una sofferenza, quella dei "sopravvissuti" alla tragedia.