Cronache

Provano a (ri)uccidere Papa Wojtyla. I misteri del caso Emanuela Orlandi

Di Paolo Diodati

Ripresa delle indagini a 360 gradi, ma con numeri reali

Frastornato e distratto osservatore casuale di una simile valanga di notizie-ipotesi più o meno correlate, vecchie e nuove che spesso sembrano riciclate, da non vicino alla Chiesa e da non praticante, dico la mia, su Wojtyla e da non studioso del caso:

Non riuscirono a ucciderlo da vivo, facendogli sparare, alle 17.17 del 13 maggio del 1981, da un professionista con la mano non tremante. Alì Agca: due colpi sparati a distanza ravvicinata, due centri con una pistola pronta a spararne altri 10 che, dicono non s'inceppi mai e che, invece, s'inceppò. 

Un proiettile perforò l'intestino in cinque parti, sfiorò cuore e spina dorsale. 

Nella corsa verso l'ospedale, perdonò immediatamente chi lo voleva morto. 

Condizioni disperate, anche per la perdita di tre litri di sangue, ebbe l'estrema unzione. 

Più di cinque ore d'intervento. 

Quattro giorni dopo, i fedeli in piazza San Pietro, ascoltarono la sua voce registrata, mentre lui giaceva su un lettino.

Non riuscirono a ucciderlo da vivo, nonostante la presenza di un secondo giovane turco, tiratore scelto che sparò un terzo colpo andato a vuoto e altri tentativi successivi. 

Il più assurdo, nelle motivazioni, fu forse quello effettuato con una baionetta a Fatima, da un sacerdote spagnolo, convinto che il Papa fosse un agente del KGB. 

Ancora più originale fu un racconto che Alì Agca fornì in una delle sue numerose versioni (in quanto a bugie, gareggia con Amanda Knox, la VIP del delitto di Perugia) e che poi ha ribadito in una lettera a Pietro, fratello di Emanuela. 

Ricordo che Agca, allora ventitreenne e noto "pistolero, esecutore infallibile di ordini di uccisione", apparteneva ai Lupi Grigi, movimento turco di estrema destra che voleva l'emancipazione della Turchia, dall'influenza occidentale. Ritenevano quindi, mandanti e Agca, che il Papa fosse il capo di una particolare infiltrazione nei paesi poveri, non cristiani e arretrati nei costumi. Con la scusa dell'aiuto ai fratelli più poveri, i cristiani diffondevano, secondo loro in modo particolarmente insidioso ed efficace, il cristianesimo: quindi bisognava combatterli. Ricordando queste verità, avremmo risposto alle due domande "chi commissionò l'attentato e perché". La motivazione anticristiana dei non cristiani non tolleranti, "l'infiltrazione subdola" ha diverse clamorose conferme anche nelle uccisioni di benefattori missionari.   Agca disse, e confermò, che il mandante era l'ayatollah Khomeini che era convinto che Giovanni Paolo II fosse portavoce del diavolo in persona e il vicario di Satana in questo mondo. Ma, come al solito, successivamente si sostenne che l'attentato era opera del KGB, con immediata contestazione dei russi che tirarono in ballo la CIA.

Dopo tanti tentativi (più di dieci) falliti per ucciderlo in vita, dopo 42 anni, allora provano almeno a ucciderlo da morto.