Cronache
Quadro rubato e maxi risarcimento: Sgarbi vuole 2 mln da Fatto e Report
Il sottosegretario ha dato mandato agli avvocati di procedere, accusa Travaglio e Ranucci di diffamazione. Le due versioni contrastanti
Sgarbi, l'accusa di diffamazione a Travaglio e Ranucci e il giallo del quadro sparito e poi riapparso
Vittorio Sgarbi adesso sulla vicenda del quadro rubato e riapparso ad una mostra va al contrattacco. Il sottosegretario ha annunciato una maxi richiesta di risarcimento danni, querelando per diffamazione sia Il Fatto Quotidiano che Report. "I miei avvocati chiederanno 1 milione di euro di risarcimento per diffamazione ciascuno alla Rai e al Fatto Quotidiano". Il sottosegretario alla Cultura - riporta Il Fatto - annuncia che tanto chiederà per la "campagna diffamatoria costruita attorno al furto di una tela dal castello di Buriasco nel 2013" che riappare nel 2021, come "inedito" di sua proprietà a una mostra a Lucca. "La sequela di menzogne, illazioni e sospetti diffusi quotidianamente contro di me – dice Sgarbi – sono frutto di ricostruzioni completamente false, costituiscono una grave diffamazione", recita una nota.
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Tra una diffida e una minaccia, il sottosegretario potrebbe spiegare - prosegue Il Fatto - le tante incongruenze della sua versione dei fatti, partendo da alcune certezze. La signora Margherita Buzio denuncia il furto il 14 febbraio 2013. In quella precisa: “Il sig. Bocedi Paolo, in occasioni delle sue visite, notando il quadro, mi chiedeva se era in vendita. Gli rispondevo che lo avrei ceduto assieme al Castello”. L’amico di Sgarbi, Bocedi, e il suo autista dell’epoca, Pasquale La Mura, confermano: sono andati più volte al castello "su richiesta di Sgarbi" per cercare di comprarlo e fare delle foto. Il restauratore Gianfranco Mingardi ai carabinieri riferisce che l’8 maggio 2013, tre mesi dopo la scoperta del furto, quel quadro gli fu consegnato "tagliato e arrotolato come un tappeto" proprio dal Bocedi e da un trasportatore al casello dell’autostrada di Brescia. Sgarbi ribatte "è diverso dal mio", perché c’è una candela e le misure sono più piccole, mentre definisce l’altro "una crosta".