Cronache
Svezia simbolo d'accoglienza e diplomazia.Il terrore attacca dove e quando può
Quando è stata attaccata la Francia si è detto: "Hanno colpito un paese dal grande passato coloniale, interventista in Medio Oriente e in Maghreb, incapace all'accoglienza e all'integrazione". Quando è stata attaccata la Germania si è detto: "Hanno colpito il paese simbolo del potere in Europa e incapace all'accoglienza". Quando è stato attaccato il Regno Unito si è detto: "Hanno colpito un paese dal grande passato coloniale, incapace all'accoglienza".
Ora è stata attaccata la Svezia. Stoccolma. Che cosa si può dire adesso? Quale formula si può utilizzare per circoscrivere e limitare la portata dell'offensiva alla quale l'Europa, e ovviamente non solo, è sottoposta? Vogliamo dire che si tratta di un "pazzo"; di un "lupo solitario" o di qualsivoglia altra confortante e consolatoria definizione?
No, è il momento di dire la verità. La Svezia è stato per lunghissimo tempo il paese dell'accoglienza, il paese della diplomazia. Sempre e comunque. Il simbolo della società aperta. Non ci sono motivi politici, storici, geografici per attaccare la Svezia. Così come non ce n'erano anche nella maggior parte degli attentati precedenti, escluse le azioni militari di Charlie Hebdo e Bataclan.
Nizza, Berlino, Bruxelles, Londra, Stoccolma. Non importa. L'unica, per certi versi spaventosa, verità è che il terrore colpisce dove e quando può. Tutto qui. A maggior ragione quando si tratta di azioni di piccoli gruppi o persino di singoli. E' del tutto inutile andare per forza ogni volta a cercare ragioni che non esistono. E' del tutto inutile ogni volta andare a cercare la falla nell'intelligence e nei servizi segreti. E' del tutto inutile pensare sempre in maniera troppo razionale per cercare di ricondurre gli eventi all'interno di uno schema logico.
E' impossibile controllare tutto, è impossibile controllare tutti. Chi prende un camion e si lancia sulla folla lo fa per un'idea. Un'idea malata, ma un'idea. Proprio quello che manca all'occidente del ventunesimo secolo. Ci manca una storia da raccontare. Un valore positivo forte da mettere in campo. Insomma, una prospettiva di futuro. In una società che ha cancellato il valore delle idee eleggendo a unico e assoluto assioma il politicamente corretto un'idea malata può sedurre chi cerca disperatamente di dare un senso alla propria esistenza ponendo un'etichetta sopra la propria sofferenza che si riabilita trasformandosi in violenza. Lo Stato Islamico è sempre meno Stato e sempre più Idea. Finché l'occidente non sarà in grado di proporne una propria il terrore avrà vita facile. Dove e quando potrà.
@LorenzoLamperti