Lo stupro di Rimini e i 4 nordafricani. Smettiamola con il perbenismo
Sono nordafricani ma non si può scrivere. La vittima è solo un trans ma gli stupratori hanno solo la pelle più scura
di Daniele Rosa
Un senso di vergogna e di ingiustizia , insieme ad un profumo di grande ipocrisia, sono le sensazioni che emergono nel vedere trattata la notizia del grave fatto criminale compiuto a Rimini da un branco di stupratori drogati contro alcune vittime indifese.
A scanso di equivoci o di cattive interpretazioni vale la pena sottolineare che uno stupratore, indipendentemente dal colore della pelle o dall'etnia, è comunque sempre uno stupratore e, per quello che ha fatto, deve essere punito.
LO STUPRO DI RIMINI. L'IPOCRISIA DI CERTI MEDIA
Detto questo è però sorprendente osservare come alcuni media utilizzino un approccio ipocrita nel nascondere alcuni dati di fatto. Due pesi e due misure quando i responsabili di tali efferatezze non sono italiani, ma ad esempio nordafricani, rom o semplici stranieri migranti.
Sorprendentemente ( per un paese che si considera culla dei diritti democratici e fa della privacy una bandiera) al contrario essi non si preoccupano minimamente di urtare la sensibilità dei coprotagonisti involontari di questi drammi, ossia le vittime.
L'esempio più attuale ed evidente nasce proprio da come è stato trattato dalla stampa il recente stupro di un branco a Rimini, compiuto su alcune persone di passaggio nella città turistica.
LO STUPRO DI RIMINI. SONO NORDAFRICANI MA NON SI PUÒ SCRIVERE
Le vittime, soprattutto una, hanno riconosciuto pienamente l'identità etnica dei quattro criminali, ma molti media nei loro pezzi, si sono dimenticati di dire che questi quattro sono nordafricani.
Per molti quotidiani questi quattro sono presentati, considerate le informazioni che si hanno in mano, in maniera assolutamente annebbiata come 'uno sembra avere la pelle più scura, due sono olivastri, e uno dei tre è più chiaro'.
Certo perché una delle vittime li ha perfettamente riconosciuti identificandoli come nordafricani.
Purtroppo invece questa vittima è stata immediatamente definita nei titoli, sottotitoli ed occhielli non una persona stuprata, ma un trans stuprato.
Un trans, capito, non un uomo/donna che aveva tutti i diritti meno quello di venire stuprato due volte, fisicamente da quattro violenti nordafricani e moralmente da molti 'politicamente corretti' giornali italiani.
LO STUPRO DI RIMINI. LA VITTIMA È SOLO UN TRANS, NON UOMO O DONNA
Più o meno la stessa metodologia è stata usata per la donna di ottant'anni violentata in pieno giorno al Parco Nord di Milano.
L'utilizzo del congiuntivo per evitare di dire la verità, pane al pane e vino al vino, ha raggiunto livelli inavvicinabili con un ' dovrebbe trattarsi di un cittadino straniero, o all'apparenza straniero, ma su questo non ci sono ancora conferme'.
Difficile pensare che una donna, stuprata in pieno giorno, non sia in grado di dire se è stata violentata da un italiano o da uno straniero o da chissà chi.
Ecco forse sarebbe ora che si smettesse di fare i finti perbenisti e si cominciasse a dire sempre come stanno i fatti, dando le colpe ai colpevoli, indipendentemente dai luoghi di nascita.
Il politicamente corretto e il senso della democrazia passano anche , e soprattutto, per questo.