Cronache

Taranto, "Fandango" si è affidata ad un boss mafioso per girare il suo film

Il clan Sambito del quartiere Tamburi ha organizzato tutto: dalla scelta delle comparse alle location, fino ai parcheggi per i grossi tir

Taranto, la "Fandango" si affidava al boss mafioso per girare il suo film

La Guardia di Finanza attraverso intercettazioni telefoniche ha smascherato un incredibile accordo per le riprese cinematografiche di un film. La casa di produzione "Fandango", dovendo girare delle riprese a Taranto, invece di passare per le vie amministrative ha deciso - si legge sul Quotidiano di Puglia - di avvalersi della consulenza del boss mafioso del posto, Antonio Sambito. Contattandolo al telefono per ben quattro volte, tra il 13 e il 17 ottobre 2017, senza però riuscire a trovarlo. Il motivo delle chiamate era chiaro, i tecnici della Fandango cercano il boss per l'autorizzazione a girare nel suo quartiere, affidandosi al suo potere per gestire la troupe nel quartiere. Il contatto - stando a quanto emerso - è poi avvenuto di persona "meglio che lo vedete in faccia, così capite con chi parlate", suggeriva uno scagnozzo del boss. Detto, fatto. Così tutta l'organizzazione per il film "Il grande spirito" di Sergio Rubini, finanziato anche dalla Regione Puglia è stata affidata al clan di Sambito, che delega il cognato Claudio Pugliese come supervisore. Il clan si occupa di tutto: dalla scelta delle location a quelle delle comparse, garantendo anche parcheggi adatti per ospitare i grandi tir. Per il gip che ha condotto l'indagine è "apparso evidente come il clan Sambito si sia sostituito in tutto e per tutto all'amministrazione locale, che rappresenta sia un atto di abuso, ma sia anche una chiara affermazione di potere agli occhi della popolazione residente che così ne poteva riconoscere l'autorevolezza".