Cronache

Un giallo che resterà senza verità? I lati oscuri dell'omicidio di Sharon Verzeni

di Anna Leone

Accertata l’estraneità ai fatti del compagno della donna, Sergio Ruocco

Ben 54 le telecamere installate nel piccolo centro cittadino di Terno ma nessuna ha inquadrato l’omicida né la morte di Sharon


A distanza di  20 giorni dal quel fatidico 30 luglio, giorno  in cui Sharon Verzeni è stata accoltellata con quattro fendenti nel cuore della notte a soli 650mt dalla sua abitazione di Termo d’Isola,  nessuno risulta indagato . Gli investigatori hanno iniziato a profilare il Dna di diversi abitanti della cittadina di Terno d’Isola ed  in particolare quelli che abitano in via Castagnate dove è avvenuto il delitto . Un indagine con test di DNA a  tappeto e questo fa sospettare che ancora si brancoli nel buio e che non si escluda nessuna pista.  
Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio fanno  ritornare alla mente il caso di Yara Gambirasio sia per la tipologia di indagini che si stanno svolgendo, ricordiamo  per arrivare a profilare il  DNA di Massimo Bossetti  si analizzarono circa 22mila test, ma anche perchè  i genitori del killer della povera Yara vivevano proprio a Terno D’Isola.   

Nel caso di Sharon tuttavia, l’analisi dovrebbe essere più mirata e circoscritta ai soggetti che comunque gravitano intorno all'area interessata dall'aggressione. Si suppone che gli investigatori abbiano rinvenuto sul corpo di Sharon tracce di  DNA sufficientemente significative, ritenute dunque affidabili per affrontare questo tipo di test e riconducibili in maniera sufficientemente certa all'assassino o all'assassina della donna. Il sindaco di Termo d’Isola ha sottolineato  che sono ben 54 le telecamere installate nel piccolo centro cittadino di Terno ma nessuna ha inquadrato l’omicida né l’omicidio di Sharon.  L'area in cui si è svolta l'aggressione è un area dove si perpetra un’attività di spaccio intesa , quindi di notte molto frequentata;  è assolutamente plausibile che qualcuno possa aver visto l'interazione tra Sharon e il suo assassino e che tuttavia decida di non parlare per  paura di svelare il legame con quel sottobosco legato allo spaccio. 

Indubbiamente per ricostruire la vicenda  è necessaria un autopsia psicologia della vittima che ricostruisca ,al di là dei testimoni, la personalità di Sharon al fine di capire se questa  donna potesse nascondere qualcosa. Stupisce che una donna decida di fare una passeggiata nel cuore della notte e soprattutto aspettando che il suo compagno si fosse addormentato. È  ormai accertata l’estraneità ai fatti del compagno  della donna, Sergio Ruocco, sul quale non gravitano sospetti né da parte degli inquirenti né della famiglia di Sharon. 

D’altra parte, è  difficile ipotizzare che vi fosse qualcuno ad aspettare Sharon quella sera in via Castagnate non essendo emersi spunti dai contatti telefonici della donna ed escludendo che abbia chattato con qualcuno o telefonato a qualcuno durante il tragitto. Resta l’idea di un agguato fulmineo, visti i tempi tra l’ultima inquadratura di Sharon e la telefonata ai soccorsi, e visto che nessuno ha mai riferito di urla precedenti alle quattro pugnalate: è possibile che, con la musica nelle cuffie, la donna non si sia resa conto del pericolo oppure che il killer l’abbia affiancata per pochi istanti. Difficile anche ipotizzare un’aggressione pianificata in un luogo così popolato e di passaggio considerato che non  c’era una vera sistematicità in quelle uscite di Sharon , tanto che nelle tre sere precedenti era rimasta a casa. Nessuno l’ha pedinata. 

Tuttavia non è esclusa la circostanza per la quale Sharon potrebbe aver conosciuto in qualche modo il suo assassino. Ciò emerge dal fatto che la donna ha percorso un piccolo tragitto di 630 metri in circa 50 minuti. Un lasso di tempo davvero molto lungo per percorrere una distanza così breve.  Questo lasciare pensare che la ragazza possa essersi intrattenuta con il suo aggressore  in  una lunga conversazione prolungatasi per tutto il tempo e poi finita in tragedia. La circostanza che l’assassino avesse con sé l’arma con la  quale ha colpito a morte la povera donna lascia pensare o ad una premeditazione dell’aggressione mortale o ad un delinquente abituale che si è imbattuto occasionalmente con la malcapitata ragazza colpita quattro volte con un coltello dalla lama lunga: una volta al petto, poi alla schiena e questo porta a pensare che sia stata braccata mentre tentava la fuga. I colpi sono stati inferti con forza, ma non ci sono elementi che portano a escludere una mano femminile.
 




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