Cronache
Università telematiche: "Altro che farlocche, le tradizionali devono imparare"
Parla Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e fondatore dell'Università telematica Niccolò Cusano. Intervista
Università telematiche, Bandecchi ad Affari: "Altro che farlocche, le tradizionali devono imparare da noi"
Quanto vale una laurea? O forse sarebbe meglio dire quanto costa il famoso “pezzo di carta”? Ultimamente si fa un gran vociare attorno alle 11 università telematiche in Italia (ovvero quelle che prevedono lezioni, laboratori ed esami solamente online), tacciate di poca trasparenza economica ma soprattutto didattica. Test semplificati o addirittura diffusi in precedenza, professori di facciata e rette stratosferiche che assicurano l’ottenimento della laurea. Non da ultimo, un promiscuo rapporto con i partiti politici, come evidenziato dalla trasmissione Report e, indirettamente, con lo Stato.
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Le università “tradizionali” sono già sul piede di guerra, e chiedono al Governo di fare chiarezza nel mercato di quelle telematiche. La ministra dell’Università e della Ricerca, secondo fonti vicine ad Affaritaliani.it, riferisce che non spetta a lei regolare il mercato tra le Università telematiche, e quelle in presenza, bensì garantire che l’offerta formativa di entrambe sia all’altezza. Sarà per questo, apprende sempre Affari, che il ministero ha attivato un tavolo di confronto con esponenti da entrambe le parti, con l’obiettivo di trovare “regole comuni”. Un tavolo “per capire che le strutture necessarie dalle università in presenza o no sono diverse”. Parola di Stefano Bandecchi, sindaco di Terni nonchè fondatore dell’Università Niccolò Cusano, che insieme a quelli del gruppo Multiversity rappresenta uno degli atenei più frequentati digitalmente.
Affaritaliani.it ha interpellato proprio Bandecchi per cercare di fare un po’ di chiarezza su quelli che sono i numeri delle università telematiche che, secondo il report di Free Academy, risultano essere sempre più in crescita: +410% di iscritti durante gli anni della pandemia è la percentuale mostruosa che fa paura agli atenei classici. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha certificato che, in dieci anni, gli studenti iscritti alle undici telematiche accreditate siano passati da 44.977 a 186.536: 141.599 studenti in più in dieci anni, il 293,9%.
Bandecchi, i numeri delle “vostre” università sono mostruosi. Sono mostruosi anche i costi per lo Stato e i contribuenti?
Assolutamente no. Praticamente il nostro è un costo “zero” per lo Stato. Basti pensare, e questi sono i dati dell’associazione Free Academy, che uno studente tradizionale (in totale più di 1,5 milioni) costa allo Stato 5.701 euro all’anno, rispetto ai 12,5 euro che costano gli studenti full-digital.
Facendo una rapida indagine le università telematiche costano 2,8 milioni rispetto agli 8 miliardi delle tradizionali.
E Lei pensi che noi prendiamo gli spicci rispetto alle università statali! La Unicusano, per esempio, prende 100.000 euro l’anno per i nostri 50.000 studenti.
Come mai questa differenza abissale?
Sicuramente è una questione di strutture, ma c’è anche un altro tema, ossia quello dei professori. I dati ufficiali dicono che nelle università tradizionali c’è un professore ogni 28 studenti. Negli atenei telematici il rapporto è di un insegnante ogni 385 studenti. 60mila professori assunti dalle università pubbliche sono inutili. Ma bisognerebbe entrare nella lobby dei professori ed è più facile parlare di mafia. Inoltre siamo l’unico Stato al mondo dove i professori non possono essere licenziati, Le sembra normale?
Parliamo dei professori. Proprio alcuni di loro sono “fuggiti” dalle università telematiche, lamentando di non poter esercitare veramente il proprio mestiere.
Quanta retorica esiste in questo discorso. I professori delle università in presenza sono identici a quelli delle università telematiche: vengono selezionati dallo sportello nazionale dei professori, pertanto tutti devono avere l’abilitazione.
Che mi dice degli esami? Test a crocette, “panieri” per agevolare gli studenti scaricabili dai canali social... non è tutto un po’ farlocco?
Ma questo accade per tutte le università. Anche per quanto riguarda gli esami. Le sfido a trovare un’università tradizionale dove in rete non circolino, in modo non legale, dispense, test passati e chi ne ha più ne metta. Pura retorica, ribadisco.
Però l'Anvur (Agenzia di valutazione sistema universitario e ricerca) giudica in modo poco edificante molte università online. Cosa ne pensa?
Che si riempiono la bocca di paroloni. Se fosse così come mai l’Unicusano è stata valutata dalla stessa Anvur come prima in Italia nella ricerca scientifica in ingegneria industriale?