Cronache
Zaki: Amnesty, "processo sviluppo improvviso, temiamo il peggio"
PATRICK ZAKI: PROCESSO AGGIORNATO AL 28 SETTEMBRE. MURONI: IN EGITTO DITTATURA E TORTURE, TORNI DA ITALIANO
ZAKI, RICCARDO NOURY (AMNESTY INTERNATIONAL): RINVIO A GIUDIZIO SVILUPPO IMPROVVISO TEMIAMO IL PEGGIO PER PATRICK VISTO IL PRECEDENTE DI AHMED SAMIR SANTAWY
Il rinvio a giudizio per Patrick Zaki “è stato uno sviluppo improvviso. In meno di 24 ore si è posta fine alla detenzione preventiva, per trasferire il tutto dal Cairo a Mansura, a nord della Capitale, e dove in queste ore ha luogo la prima udienza. Non sappiamo se ce ne saranno altre, se sarà chiesto un rinvio da parte della difesa: è tutto abbastanza misterioso". Lo ha detto a Sky TG24 Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
ZAKI: PROCESSO AGGIORNATO AL 28 SETTEMBREE' stato aggiornato al 28 settembre il processo a carico di Patrick ZAKI, lo studente egiziano dell'Universita' Alma Mater di Bologna, in carcere dallo scorso febbraio 2020 in Egitto. Il processo si svolge presso il tribunale di Al Mansoura. Lo ha reso noto su Twitter l'Egyptian Initiative for Personal Rights. ZAKI restera' comunque in carcere fino alla nuova data del processo. |
"Quel che è certo è che è un tribunale di emergenza, che processa Patrick per diffusione di notizie false per un articolo da lui scritto nel 2019 in cui prendeva le difese della minoranza religiosa cristiano-copta, a cui appartiene la sua famiglia, perseguitata, discriminata, sottoposta ad attacchi e violenze. Questo processo non prevede un appello, se Patrick verrà condannato non ci sarà un ricorso ma solo la possibilità di una richiesta di grazia al presidente al-Sisi. Noi temiamo il peggio, c’è una condanna, ma speriamo il meglio, perché un giudice minimamente imparziale ed equo assolverebbe immediatamente Patrick”.
“Temiamo il peggio – ha proseguito Lo ha detto a Sky TG24 Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – perché c’è un precedente, ed è una storia gemella a quella di Patrick: quella di Ahmed Samir Santawy, studente dell’Università europea centrale di Vienna, che, arrestato tornando al Cairo nel febbraio di quest’anno, quindi dodici mesi dopo Patrick, è stato già condannato per reati simili, inventati e pretestuosi, a quattro anni. Condanna a sua volta inappellabile, e sta lì che è nella mani del presidente dell’Egitto al-Sisi”.
PATRICK ZAKI, RICCARDO NOURY (AMNESTY INTERNATIONAL): E’ UN CITTADINO ITALIANO, MA STIAMO ANCORA ASPETTANDO CHE IL GOVERNO ESEGUA LA VOLONTA’ DEL PARLAMENTO
Riguardo la mobilitazione “i livelli sono molteplici. Intanto stiamo cercando in queste ore, ma ancora non posso dare la conferma, di fare una manifestazione in serata nella città di Patrick, cioè Bologna. Poi c’è un livello di richiesta al Governo, che non è mai mancato ma diventa ancora più impellente. Se Patrick venisse condannato, in assenza di un appello, tutta la vicenda si sposterebbe da un piano giudiziario a un piano politico, di interlocuzione tra il Governo di Roma e quello del Cairo, visto che l’unica possibilità sarebbe una grazia del presidente al-Sisi. Voglio ricordare che il Parlamento italiano in due occasioni, ad aprile e a luglio, ha detto chiaro e tondo che Patrick è un cittadino italiano, e il Governo, che si chiama esecutivo non a caso, stiamo ancora aspettando che esegua questa volontà del Parlamento: ed eseguirla vorrebbe dire che finalmente la storia di Patrick interessa non solo milioni di cittadini, centinaia di enti locali, migliaia di studenti, ma anche Palazzo Chigi”. Così a Sky TG24 Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
ZAKI, MURONI: IN EGITTO DITTATURA E TORTURE, PATRICK TORNI DA ITALIANO
“Io credo che l’Italia debba assolutamente fare molto di più” per Patrick Zaki, “un ragazzo incarcerato da ormai 19 mesi per aver scritto un articolo in cui difendeva i copti, il diritto all’esistenza di una minoranza religiosa. Io credo che l’Egitto sempre di più si mostri un Paese con cui è difficile avere un rapporto normale: ci si domanda tanto se si debba avere a che fare con i talebani ma non mi sembra che il governo egiziano esprima livelli di democrazia più elevati rispetto a quelli del regime di Kabul”. Così, a 9Colonne, Rossella Muroni di FacciamoEco commenta l’inizio del processo ai danni di Patrick Zaki il giovane studente egiziano dell’Università di Bologna che rischia fino a 5 anni di carcere. “Questo per dire – prosegue Muroni - che mi rendo conto che le relazioni non vanno mai interrotte, perché anche quel filo flebile di comunicazione può essere utile, però davvero l’Egitto sta segnando dei livelli di dittatura e tortura di cui non dovemmo essere complici. Patrick deve tornare in Italia da italiano perché è l’unico modo per salvargli la vita”.