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Cronache
Io, il Covid, Speranza e Guerra: la verità di Zambon (Oms), il "pesce piccolo"
Lapresse

Rispetto al rapporto con il ministro, c'è la famosa mail del 15 maggio 2020 di Hans Peter Kluge: secondo Ranieri Guerra, da questo documento emerge chiaramente l'intenzione, Sua e di Kluge, di decidere tenendolo fuori: è andata effettivamente così? 

Quella mail, che compare nella memoria che gli avvocati di Guerra hanno depositato, non è affatto nuova. “Report” l'aveva già resa pubblica circa sei mesi fa Oltretutto è presentata come un atto di “whistleblowing”, che però è un'altra cosa: significa segnalare una malacondotta, che però in questa mail proprio non emerge. E' la famosa mail nella quale si dice che il ministro era “disappointed”, ovvero “irritato”. Questo chiaramente evidenzia che il ministro sapeva del rapporto. Quando ho subito le pressioni di Ranieri Guerra sulla questione del piano pandemico, ho subito riferito a Kluge e ai miei superiori, considerando la cosa come una condotta grave, da riportare agli organi di controllo di etica, al direttore regionale e anche al direttore delle risorse umane, che infatti mi chiamarono l'11 maggio. Per questo, quando Kluge scrive “we need to strategize” si riferiva esclusivamente al fatto che Kluge si rendeva conto che c'erano dei conflitti di interesse, che c'era un problema grave e che si stavano cercando delle soluzioni per rimettere il rapporto online. Questo avviene in contemporanea con le chat nelle quali Guerra e Brusaferro parlano delle revisioni da fare al documento. Quando mi è stato proposto di istituire una commissione con Ministero, ISS e OMS, io ho risposto – come documentato – che non vedevo ragioni per farlo a proposito di un rapporto che era già stato approvato da tutti i livelli dell'OMS, che c'erano due versioni dello stesso rapporto che questo sarebbe stato subito ripreso dalla stampa, facendo perdere di credibilità all'OMS (cosa che peraltro è successa) e che in questo caso il mio nome andava assolutamente tolto dal rapporto. Tutto questo è riportato su mail che credo ancora non siano uscite, ma che io ho mandato ai miei superiori. 

Al di là della questione del rapporto, come esce l'immagine dell'OMS dalla vicenda-Covid nel suo complesso?

Questa è la domanda più pertinente da porsi, invece che spostare l'attenzione dove fa più comodo. Qualche giorno fa è uscito il rapporto indipendente “Covid-19: Make it the last pandemic”, chiesto un anno fa dagli Stati membri, che questa settimana verrà discusso all'Assemblea mondiale della salute. Quello è il documento al quale bisogna fare riferimento per valutare le criticità della risposta globale al Covid. Si parla dell'OMS, ma anche della WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). All'OMS vengono fatte delle raccomandazioni che sono il segno del fatto che molte cose non sono andate bene. Ad esempio, il mese di febbraio è stato definito come “un mese perso”. La pandemia di Covid viene definita come “la Chernobyl del 21° Secolo”. Si usano parole molto forti e questo lo faccio notare anche in relazione al mio rapporto, poi censurato: anche il linguaggio è stato ferocemente criticato, ad esempio per la parola “panico”, che non avrei potuto usare. Ecco: questo rapporto invece usa proprio la parola “panico”. Comunque, l'OMS viene molto criticata per la mancanza di indipendenza e viene raccomandato di ridefinire il regolamento sanitario internazionale, che deve dare l'allerta per i nuovi virus e non ha funzionato come avrebbe dovuto. Si parla anche del direttore generale, che deve essere indipendente e con un mandato solo, della durata di sette anni, del finanziamento dell'Organizzazione e di tante altre cose che non vanno. Credo che questo documento sia una pietra miliare per la riforma dell'OMS, della quale si parlava da decenni. Il Covid-19 è stato un elemento scardinante di tutti i sistemi, compreso quello dell'OMS. Mi auguro davvero che la discussione non venga rimandata al prossimo anno, visto che nel 2022 ci sarà l'elezione del prossimo direttore generale, ma che già questa settimana gli Stati membri decidano cosa fare. 

Nello specifico italiano, che cosa non ha funzionato nella risposta al Covid-19?

E' difficile rispondere adesso a questa domanda, credo che lo si potrà fare solo a pandemia conclusa. Chiaramente nella fase iniziale c'era impreparazione un po' in tutti i paesi del mondo. Forse è l'impreparazione sulla seconda e la terza ondata che può lasciare dei dubbi. Nella prima ondata – come avevamo scritto nel rapporto censurato – la risposta italiana è stata camaleontica, comunque in grado di adattarsi a una sfida senza precedenti... infatti il titolo del rapporto era proprio questo. Certamente ci sono state delle criticità, ma anche dei punti di forza che non sono stati evidenziati perché il rapporto è stato interamente strumentalizzato come un attacco contro il ministro, ma in realtà all'epoca non era così. Credo che sia necessario fare una valutazione di quello che è successo in Italia, ma indipendente e trasparente: le premesse non credo ci siano. Visto quello che è successo con un piccolo primo tentativo, che doveva servire per aiutare gli altri Stati, non ci sono le premesse per fare una valutazione trasparente ed indipendente, ne' della risposta italiana, ne' di quella internazionale. L'OMS dovrebbe avere la forza di fare una valutazione comparativa su cosa ha funzionato e cosa no nei vari Paesi, ma possiamo pensare che ciò avvenga, dopo quello che è successo con il caso italiano? Io non credo proprio...

Si percepisce la sua amarezza e vorrei chiudere con una domanda sul vissuto personale: lei oggi è fuori dall'OMS, ma che cosa farà? Come vede il suo futuro? Cosa si porta a casa di questa esperienza?

Siccome appare che il Dott. Guerra non abbia gradito l'accenno nel mio libro alle travi del Cinquecento nella mia casa, vorrei specificare che oggi quelle travi se le sta godendo qualcun altro. Io, essendomi dimesso per un motivo di principio, al momento sono senza lavoro e senza stipendio e quindi ho dovuto dare la mia casa in affitto.

 

francesco zambonFrancesco Zambon e il rapporto “An unprecedented challenge – Italy’s first response to COVID-19”
 
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