Cronache
Io, il Covid, Speranza e Guerra: la verità di Zambon (Oms), il "pesce piccolo"
L'ex funzionario spiega: "L'Organizzazione va resa più indipendente. Lo scontro tra noi due serve solo a distogliere l'attenzione dalle vere responsabilità"
Il fatto centrale di tutta questa vicenda è l'ormai famoso ritiro del report “An unprecedented challenge – Italy’s first response to COVID-19”. Su questo la sua versione e quella di Ranieri Guerra continuano a differire: vogliamo rispiegare come è andata?
Va bene, facciamolo di nuovo, ma non bisogna presentare la cosa in maniera sbagliata. Non è un diverbio tra me e Ranieri Guerra, verso il quale tra l'altro io non ho mai fatto alcun attacco personale... e quindi gradirei che nemmeno lui li facesse, come invece sta facendo adesso a mezzo stampa e come ha fatto anche in passato. Detto questo, passiamo la ricostruzione dei fatti: ci sono state delle pressioni da parte di Ranieri Guerra attraverso mail che ormai credo siano note, poi c'è stato il ritiro per una correzione relativamente al box sulla Cina (cosa che peraltro ho sempre detto, come si vede anche nelle trasmissioni di Giletti). Immediatamente dopo Ranieri Guerra ha fatto pressioni per ritirare il rapporto da siti esterni all'organizzazione. Quindi, le pressioni sono state fatte prima e dopo. Ci sono anche le chat, che tutti conoscono e sulle quali preferisco non commentare: sono piuttosto chiare.
Rispetto al contenuto di questo rapporto, nell'intervista ad affaritaliani.it Ranieri Guerra lo definisce “impreciso e sommario”, aggiungendo che “rischiava di essere espressione di una visione poco oggettiva”. Come commenta questa frase?
Mah, Guerra contraddice se stesso, perché da Giletti ha detto che, una volta fatta una correzione sul piano pandemico, non aveva altro da eccepire sul rapporto. Anche nelle chat dice che il rapporto che, rivisto, è un buon lavoro. E lo stesso ribadisce in un documento che spedisce a Tedros, il suo supervisore. E improvvisamente diventa un rapporto non scientifico e grossolano? Questo non è un articolo scientifico, ma un rapporto narrativo, come ho sempre detto. L'autore del rapporto, Wim Van Lerberghe, non deve certamente prendere lezioni da nessuno sul tema: ha scritto quattro rapporti mondiali sulla salute per l'OMS! Comunque mi dispiace fare questo botta e risposta con Guerra, perché credo che sia una cosa che volontariamente sposta l'attenzione sui dei dettagli, rispetto a una storia che è invece ben più grave. Non aiuta e non è interessante. É una cosa voluta, anche dall'OMS, per spostare l'attenzione sul conflitto tra due persone, mentre non si è mai parlato di cosa sapessero tutti i protagonisti di questa vicenda.
Non per creare una contrapposizione tra voi due, ma per chiarire i passaggi della vicenda, devo però chiederle questo: nella memoria depositata da Ranieri Guerra presso il Tribunale di Bergamo c'è anche una mail che lei invia a Guerra il 13 maggio 2020, nella quale dice “non capisco il punto di condividere la bozza con il ministro”. Nella nostra intervista Guerra dice di non spiegarsi perché lei avrebbe cambiato idea in merito, dopo aver concordato l'idea di confrontarsi col ministro. Ce lo spiega lei?
Sì, certo. La mia posizione è sempre stata molto lineare: il ministro doveva essere informato della pubblicazione, motivo per cui io ne condivido l'indice, peraltro su richiesta di Ranieri Guerra, il 14 aprile. Era Ranieri Guerra titolato ad informare il ministro, come emerge anche dalla lettera di incarico di Tedros. Io invece non ero autorizzato a parlare con il ministro. La mia indicazione sul ricevere una “green light”, che è stata molto discussa sui media, si riferisce chiaramente alla parte del procurement, ovvero gli acquisti degli ecografi, degli ossimetri e altre attrezzature citate nella mail. Su questi acquisti dico espressamente che serve un “semaforo verde” da parte del ministro, anche perchè si trattava di una spesa da tre milioni di euro e per trasparenza volevo appunto che ci fosse la “green light” da parte del ministro. Ma questa frase non ha nulla a che vedere con un'autorizzazione sul rapporto: mai detta una cosa del genere. Per questo dico che non capisco il punto di “convidere la bozza” col ministro: un conto è informarlo della pubblicazione, altro è condividerne i contenuti, cosa che secondo me non doveva essere fatta! Il mio timore era che il ministro potesse eccepire su alcune frasi, cosa che probabilmente è anche avvenuta, stando al contenuto delle chat. Un ministro deve essere informato su tutto ciò che l'OMS fa nel suo Paese, ma ben altra cosa è condividere il draft finale della pubblicazione.