Arte, al Louvre la modernità di Delacroix. La mostra
Eugène Delacroix, celebre maestro della pittura francese nell'Ottocento. La mostra nella Hall Napoléon del Louvre sino al 23 luglio
di Paola Serristori
L’uomo dietro l’artista. Le grandi tele, le pagine dei diari, la corrispondenza raccontano la vita e lo stile di Eugène Delacroix, celebre maestro della pittura francese nell’Ottocento. La mostra nella Hall Napoléon del Louvre sino al 23 luglio ha del sensazionale. La forza di Delacroix? “Innanzi tutto, la modernità. Era apprezzato Cezanne – spiega ad Affari Sébastien Allard, direttore del Dipartimento delle pitture del Louvre – e divenne famoso molto presto. Sul finire della carriera fu un po’ messo da parte per la sua trasgressione La trasgressione disturba sempre. Il romanticismo. Ci si può domandare che cos’è il romanticismo? In Delacroix è una grande sensibilità, unita a forza emotiva. Il desiderio di superarsi. Quando affronta più volte il medesimo soggetto, lo ripropone diverso. Un parallelo che mi viene in mente è con Picasso, ciascuno dei due un genio della propria epoca, sempre pronto a sperimentare. Delacroix sognava di andare in Italia, ma non c’è mai stato. L’unico grande viaggio è stato in Marocco: gli offrirono di partire senza l’obbligo di produrre delle opere, così accettò. Non amava spostarsi.”
L’ultima retrospettiva completa gli era stata dedicata nel 1963, centenario della sua morte (1798-1863). Il percorso espositivo, come sottolineato da Allard e dal conservatore Come Fabre, ha voluto anticipare nella prima sala le tele più grandi e famose, tra cui Dante et Virgile aux Enfers, La Grèce sur les ruines de Missolonghi, La Liberté guidant le people, Scène des massacres de Scio. Da subito l’emozione s’apparenta col visitatore, accompagnandolo nella scoperta della personalità dell’artista: in una teca è visibile la pagina su cui, liceale, disegnava il profilo di Napoleone sul quaderno della lezione di Latino, in un’altra l’ordine al fornitore di colori “più liquidi di quelli che prepara per tutti gli altri”. Studiava come perfezionare le trasparenze.
Con la caduta dell’Impero la famiglia Delacroix (il padre era stato ministro degli Esteri) era stata ridotta in miseria. A seguito degli investimenti sbagliati, il giovane Eugène si trovò ad essere più sfortunato dei fratelli. Deciso a seguire la passione per l’arte, si è dedicato con tutte le sue forze a creare uno stile personale, carico di emotività e che rompeva gli schemi neoclassici, sia per scelta dei temi sia per il modo di rappresentarli. Desideroso di riscattarsi dal destino, ha lavorato per la gloria, da lui stesso definita “una parola non vuota di significato”. Per affermarsi scelse di misurarsi con la critica ed il pubblico dei Saloni, tra gli anni 1822 e 1831, e poi ottenere incarichi al Louvre. Non viceversa. Lavorò per committenti privati e pubblici. Si appassionò alla litografia ed eseguì delle splendide illustrazioni del Macbeth di Shakespeare e del Faust di Goethe.
Duecento opere documentano tre periodi: soggetti classici, murali, paesaggi. In contemporanea, il museo Delacroix presenta un’esposizione incentrata sulle pitture eseguite per la chiesa Saint-Sulpice, recentemente restaurata. Da ricordare che l’iconografia religiosa di Delacroix si era ispirata alle tele del Rubens, reinterpretandola con una visione personale. All’Auditorium del Louvre un ciclo di letture, recite, e concerti. Dopo Parigi, la mostra sarà ospitata al Metropolitan di New York. Invece dalla collaborazione cogli Uffizi di Firenze, nell’autunno 2019 nascerà la grande mostra dedicata a Leonardo da Vinci.
Iscriviti alla newsletter