Eugene Onegin di Alexander Puskin
Ideazione, adattamento e regia di Rimas Tuminas
Di Silvia Viterbo
Una storia di un amore infinito, quello di Tatyana per Onegin. Lo spettacolo si svolge in vari luoghi attraverso le memorie dei personaggi e si è nella stanza di Onegin, nella sua tenuta in campagna, nella vicina casa dei Larin, a Mosca, nuovamente nella sua stanza. La lettera di amore di Tatyana, incorniciata e appesa al muro, crea immagini della memoria scisse fra passato e presente. Raccoglie festeggiamenti chiassosi e meditazioni solitarie, scene affollate e momenti di ricordi personali. Un amore seducente ed intenso, vero ed interminabile, che Tatyana rende lirico nel racconto. Lei e la sorella, sino alla scena finale in cui quest’ultima col matrimonio scompare, mentre Tatyana avvinta alle sue gambe vuole fermarla. Lei e Onegin che ama, lei e il vecchio marito scelto tardi e che rispetta, lei e Onegin nel rifiutare il suo amore tardivo per non tradire il marito. Rimas Tuminas, conduce i suoi attori in maniera perfetta, riesce ad avvicinarsi all’armonia emotiva e musicale del romanzo, e con questo amore che racconta, amplia i valori etici e cerca di rendere il mondo un posto più luminoso. Eugene Onegin, è stato definito “un’enciclopedia della vita russa”del XIX secolo, con il vivido ritratto della quotidianità, delle idee, degli umori, delle abitudini del popolo russo nella capitale e nelle provincie. Rimas Tuminas, rielabora il tutto con maestria ed eleganza in questa opera in lingua originale e crea riflessioni profonde, mentre lo specchio scuro sul fondo riflette dilatando la scena e crea sentimenti ed emozioni