Culture
Fondazione Rava, dal terremoto in Haiti all'emergenza Coronavirus in Italia
La Fondazione Francesca Rava da vent'anni supporta i minori in difficoltà in Italia e nel mondo. Il racconto di Affaritaliani.it
Vent’anni di solidarietà: Mariavittoria Rava e Martina Colombari raccontano i progetti, la mission e le sfide della Fondazione Francesca Rava
“Un’immagine che mi è rimasta impressa risale al mese di gennaio dopo il terremoto in Haiti. Eravamo insieme a dei tecnici per il montaggio di protesi per bambini, perché erano tante le amputazioni in quell'occasione. C’era un bambino che non voleva farsi montare la protesi, ma poi l’abbiamo colorata e lo abbiamo convinto: è uscito dal nostro day hospital e ha dato un calcio ad un pallone. Vederlo uscire con le sue gambe è stato una grandissima motivazione a fare...”
Questo uno dei ricordi più vividi di Martina Colombari, volontaria della Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, che in Haiti lascia una parte di cuore.
Un calcio al pallone che vogliamo interpretare come l’immagine simbolo degli obiettivi, dei goals, della Fondazione fondata vent’anni fa dalla Presidente Mariavittoria Rava, che spiega:
“La Fondazione è nata nel 2000 da un evento drammatico che ha cambiato la mia vita: la morte di mia sorella Francesca in un incidente d’auto, e da un incontro segnato dal destino con un’organizzazione umanitaria e internazionale, N.P.H., che già da cinquant’ anni aiutava i bambini di strada nei paesi più poveri dell’America Latina. Io ero avvocato e davo consulenze legali gratuite. Mi innamorai di questa organizzazione e nacque la Fondazione con la piccola liquidazione che mia sorella aveva lasciato”
Da quel momento la vita di Mariavittoria è cambiata completamente, e ora si dedica con anima e corpo a quella che sente essere la sua vera missione:
“Il bello della nostra Presidente è la grandissima lucidità e chiarezza durante le emergenze. Appena vede che c’è una situazione di difficoltà si scatena con mille telefonate e riesce sempre a mettere in atto il suo obiettivo, cercando di aiutare più persone possibile”, testimonia Martina Colombari, che ha sposato da tempo la causa della Fondazione, diventandone principale testimonial e volontaria.
Parlando con Mariavittoria si ha infatti subito la consapevolezza che “nulla di quello che accade all’uomo deve risultarci estraneo”, e che la vita degli altri ci riguarda da vicino, ancor più se possiamo davvero fare la differenza.
Sono tantissimi infatti i progetti e le realtà nelle quali opera la Fondazione, così come sono davvero numerose le storie che vi si intrecciano e le vite cambiate grazie all’impegno attivo e militante della Presidente e dei suoi volontari.
Abbiamo cercato di ricostruire il filo di solidarietà che da Haiti arriva fino in Italia, ripercorrendo questi ultimi vent’anni: una storia di difficoltà, di obiettivi concreti raggiunti ma soprattutto una storia di speranza, scritta da chi ha ancora il dono di non voltarsi dall’altra parte, ma di agire, di combattere per cambiare concretamente le ingiustizie che continuano ad attanagliare il nostro mondo.
In Haiti…
“Quando sei in Haiti ti viene anche molta rabbia, ti senti incapace e ti domandi: ma perché accade tutto a loro? È il secondo Paese più povero al mondo, dove un haitiano vive con due dollari al giorno e un bambino su tre non arriva a cinque anni di vita perché muore per mancanza di cibo o per malattie che nel nostro mondo sono curabilissime. Quando però vedi che nel nostro ospedale riusciamo a salvarne tanti, che riusciamo a mandarli a scuola, di costruire per loro un futuro, allora ti senti spronato ad andare avanti…”, racconta ancora la Colombari.
La Fondazione è attivissima in Haiti, dove N.P.H. e la Fondazione St Luc operano con 2 Case che accolgono 600 bambini, 3 ospedali (tra i quali il pediatrico St. Damien che assiste 80.000 bambini l’anno), 35 scuole di strada per 16.000 bambini, 2 centri per bambini disabili.
“Quando torno in Haiti e vedo il nostro ospedale mi chiedo davvero: ‘Ma come abbiamo fatto?’, spiega con orgoglio la Presidente.
Sembrava infatti una sfida impossibile quella di costruire una struttura ospedaliera simile in un paese talmente devastato: “L’ospedale nasce dalla sfida di un visionario, Padre Rick, che dirige un’organizzazione dove lavorano esclusivamente haitiani. La struttura è stata costruita da un ingegnere italiano del Friuli Venezia Giulia e forse per questo ha resistito al terribile terremoto del 2010. È stata l’unica struttura a rimanere in piedi e quindi è diventato il centro dei soccorsi internazionali".
VIDEO-L'Ospedale pediatrico NPH St Damien in Haiti, che salva 80.000 bambini l'anno
“È l’unico ospedale dove esiste un reparto di neonatologia, di terapia per la cura del cancro dei bambini, per la malnutrizione, per la cura della maternità patologica. Tutto questo è anche uno spazio enorme di formazione perché il personale e la direttrice Jean Marie Gautier sono tutti haitiani. Quindi lo sforzo della Fondazione è stato non solo quello di costruire un ospedale ma, soprattutto, quello di portare e diffondere le competenze”.
È infatti attraverso queste realtà che i volontari salvano delle vite, prestando cure mediche e assistenza, ma l’aiuto della Fondazione non si ferma a questo, e si pone anche l’obiettivo di cambiare la vita di chi salva, come spiega ancora Mariavittoria:
“La nostra filosofia si basa sull’empowerment: per fare del bene bisogna farlo nel modo migliore possibile, come se questi bambini fossero davvero i nostri figli. Questo significa non soltanto dare loro delle cure mediche e del cibo, ma dar loro un’educazione per spezzare il ciclo di povertà, dare loro l’amore che restituisce la dignità e la fiducia in sé stessi, perché diventino cittadini responsabili del loro paese e possono a loro volta aiutare la propria comunità”
“Ho visto tante vite cambiate: ho visto con i miei occhi i ragazzini che sono stati salvati dalla strada in fin di vita e ora sono avvocati, ingegneri, tecnici, parrucchieri… se si vuole si può far la differenza”.
Questo aiuto costante, finalizzato all’autosostentamento e all’autosostenibilità, si evidenzia ad esempio nel centro produttivo e di formazione professionale Francisville – Città dei Mestieri, il progetto Fors Lakay con cui sono state ricostruita già 250 casette in mattoni per le famiglie che vivono in baracche nello slum di Cité Soleil.
Adesso il St. Damien è l’ospedale dedicato all’assistenza dei positivi al Covid-19, perché la pandemia purtroppo ha raggiunto anche Haiti.
Durante l’emergenza sanitaria in Italia sono stati tantissimi i ragazzi haitiani che hanno mandato i loro piccoli messaggi di speranza in creolo, in francese in inglese: “ce la farete” “siamo con voi” “vi vogliamo bene”.
“È stato incredibile anche perché sapevamo che la pandemia sarebbe prima o poi arrivata anche da loro, e sapevamo quanto avrebbero sofferto. Abbiamo mandato questi messaggi e la risposta degli italiani è stata quella di rafforzare questo ponte: la distanza paradossalmente è diventata vicinanza”, sottolinea Mariavittoria
...In Italia
Nelle emergenze che interessano l’Italia, la Fondazione interviene in prima linea mettendo a disposizione tutte le competenze specifiche acquisite proprio grazie all’esperienza maturata nei Paesi in cui opera N.P.H. che si sono rivelate fondamentali per aiutare, concretamente e tempestivamente, anche migliaia di bambini italiani.
Ad esempio la Fondazione aiuta i bambini in povertà sanitaria con l’iniziativa nazionale “In farmacia per i bambini” che si svolge ogni anno il 20 novembre, in concomitanza con la Giornata Mondiale dei Diritti dell’infanzia, lotta contro l’abbandono neonatale insieme al Network KPMG in Italia con il progetto nazionale ”ninna ho”; sostiene su tutto il territorio nazionale case famiglia e comunità mamma bambino con progetti sanitari ed educativi; ha ricostruito 8 scuole nel Centro Italia colpito dal terremoto del 2016; a Genova ha realizzato un ambulatorio materno infantile gratuito nel quartiere popolare di via Pré ed è promotore del progetto "La Barchetta rossa e la zebra", che intende contrastare la povertà educativa minorile e favorire la relazione tra figli e genitori detenuti.
“Anche in Italia non ci siamo mai tirati indietro davanti alle emergenze come quelle del terremoto in Centro Italia o ancora quella dei migranti nel Mediterraneo dove i nostri volontari si sono alternati per cinque anni sulle navi della Marina Militare Italiana”, continua la Presidente -“Siamo anche molto attivi nel contrastare la povertà educativa: lavoriamo moltissimo con istituti di detenzione e case famiglie”.
Anche durante l’emergenza Coronavirus, la Fondazione Francesca Rava ha prontamente risposto, in coordinamento con le Istituzioni, alle richieste di aiuto degli ospedali in diverse città d’Italia, intervenendo in 7 Regioni e supportando 23 ospedali di 17 città con invio di volontari sanitari specializzati a supporto dello staff delle strutture ospedaliere, reperendo e consegnando importanti attrezzature per la Terapia Intensiva e presidi DPI.
Ma non solo. La Fondazione ha supportato anche le mamme e i loro bambini con il Progetto Maternità Covid-19, che ha permesso di allestire nei Reparti di Maternità di alcuni ospedali, in primis alla Clinica Mangiagalli-Policlinico di Milano e all’ospedale Luigi Sacco di Milano percorsi ad hoc per le mamme affette da Coronavirus, affinchè potessero affrontare il parto in totale sicurezza per se stesse e per i loro bambini e vivere serenamente il giorno più bello. Il Progetto, attivo su scala nazionale, coinvolge anche le strutture ospedaliere di altre città: Roma, Torino, Reggio Emilia ed Agrigento.
Inoltre, nell’emergenza Covid-19, grazie alla preziosa collaborazione di 100 volontari della Fondazione, sono state distribuite mascherine, gel disinfettanti, beni di prima necessità a 22.000 persone, ovvero migliaia di Case Famiglia e Comunità per minori, famiglie in difficoltà, Empori solidali, anziani soli con il Progetto di prossimità SOS Spesa.
“Dal giorno prima del lockdown il nostro team, composto tra l’altro principalmente da donne, ha iniziato a lavorare in smartworking: abbiamo lavorato giorno e notte per ascoltare tutti i bisogni e abbiamo attivato i nostri fornitori. Uno dei problemi principali era quello di reperire macchinari e dispositivi di protezione: era tutto molto confuso e difficile e tutto doveva essere molto veloce”, racconta ancora Mariavittoria, che ha imparato come il tempo possa davvero fare la differenza tra la vita e la morte: “Siamo abituati a lavorare nell’emergenza e sappiamo che bisogna essere tempestivi, perché le persone muoiono ora, non domani o dopodomani”.
“Mi sono sentita anche di sera tardi sia con i fornitori sia con le ingegnerie cliniche dell’ospedale, abbiamo scelto di sostenere, in coordinamento con la Regione Lombardia e la Protezione Civile, il Policlinico di Milano e abbiamo allestito subito un reparto di terapia intensiva”.
Come abbiamo finora testimoniato, Il DNA della Fondazione si evidenzia con forza nell’aiuto alla maternità, alla genitorialità e ai bambini. Così anche in questa emergenza un’attenzione particolare è stata profusa per aiutare le donne:
“Abbiamo ascoltato un appello del Prof. Ferrazzi, primario della Clinica Mangiagalli del Policlinico, che come volontario ci aveva già aiutato in Haiti aprendo il reparto di maternità patologica al St. Damien. Era necessario e urgente creare dei percorsi di nascita separati e sicuri per proteggere da una parte le madri non positive, e dall’altra garantire le cure e le diagnosi alle mamme positive”.
“Abbiamo subito risposto a questo appello che sapeva di speranza: finalmente non si contavano più solo i numeri delle persone che purtroppo avevano perso la vita, ma anche quelli dei bambini, delle nascite e della nuova vita”, conclude Mariavittoria.
Per donare, il messaggio conclusivo di Mariavittoria Rava e Martina Colombari
“Ci sono tanti modi per donare: c’è l’adozione a distanza attraverso la quale con meno dell’importo di un caffè al giorno si può mantenere un bambino dandogli cure mediche, istruzione, cibo e farlo dormire nelle nostre strutture. Fare volontariato deve diventare una responsabilità di tutti noi: aiutare gli altri ti fa sentire una persona migliore. Dobbiamo essere grati ogni giorno della vita che ci è stata donata e dobbiamo dare questa possibilità anche a chi è meno fortunato di noi. È vero che abbiamo avuto questa emergenza Covid-19 alla quale è subentrata una crisi economica, ma non dimentichiamoci che nel 2020 si muore ancora di fame”.
“Vi invitiamo a seguire il sito della fondazione (www.fondazionefrancescarava.org) il nostro Instagram (@fondazione_rava) e facebook (@fondazionefrancescarava) e a contattarci per offrirvi come volontari e per le adozioni a distanza. Di questi tempi, inoltre, c’è un modo per aiutare che non costa nulla: il 5 X 1000”.
Dona il tuo 5X1000 alla Fondazione Francesca Rava-N.P.H. Italia Onlus: lo trasformeremo in interventi tempestivi e concreti nelle emergenze, porteremo un cambiamento duraturo nella vita di migliaia di bambini in Italia in Haiti e nel mondo.
Firma e Inserisci nella dichiarazione dei redditi il C. F. 97264070158.
5X1000 alla Fondazione Francesca Rava-N.P.H: l'Appello di Paola Turci