Culture

"Fuga nelle tenebre" di Schnitzler. Anteprima al Teatro Out Off di Milano

Dialogo tra il regista Yervant Gianikian e la scrittrice Lucrezia Lerro

Quale la genesi dell'adattamento teatrale "Fuga nelle tenebre"? E quando hai avuto l'idea di trasportarlo dalla prosa alla drammaturgia teatrale?
Ho scoperto questo meraviglioso gioiello della letteratura a diciotto anni. L'ho scovato a Firenze, nella libreria dei testi usati di Rolando, nella zona di San Frediano. Sembrava, leggendolo, che avesse a che fare con il malessere esistenziale che mi assillava in quegli anni. Da lì in poi ho portato "Fuga nelle tenebre" sempre con me, per ben trentatré traslochi, non me ne sono mai separata. Poi ho pensato che sarebbe stato bello poterlo trasportare in scena visto il magma umano... materiali esplosivi della vita psichica di ognuno. 

Psicologia e letteratura, tu pratichi entrambe. In apparenza sembrano andare nella stessa direzione, è così? 
Non lo so, potrò dirlo forse nel tempo. Cerco di andare nella direzione opposta, nel senso che la letteratura ha i suoi tempi, le sue regole e temi. E la psicologia ha le sue regole che niente hanno a che vedere con la pagina scritta. 

La competitività tra fratelli, lo psicoanalista Adler ha affrontato tale tema. A proposito di Robert e Otto che cosa succede?
Non c'è competizione, ma sofferenza allo stato puro. Robert si perde da un certo punto in poi della sua vita, cerca di aggrapparsi a suo fratello, ma purtroppo non ci riuscirà, nel bene e nel male. 

Il rapporto con il teatro, la poesia in ogni tuo testo, nei tuoi romanzi. È stato un passaggio naturale? 
Un passaggio naturale, sì. Nessuna forzatura, ma un desiderio che si è realizzato in tranquillità. Nessun affanno. 

Il cinema in qualche modo ti è utile nel tuo lavoro di scrittura?
Il cinema d'autore, quello è l'unico che mi interessa. Mi aiuta a respirare meglio quando ho la fortuna di incrociarlo.

Ma riprendiamo dall'inizio, perché "Fuga nelle tenebre" dovrebbe avere un appeal sul pubblico?
Perché è in potenza la storia di ognuno. Siamo bene e male. Ambivalenza soprattutto, forse non sarebbe possibile altrimenti. La storia dell'umanità è feroce. 

Hai progetti in cantiere? 
"Mi si polverizza la memoria.", cito da Gadda.

Che cosa ti colpisce dello scrittore Arthur Schintzler?
La sua potenza, la modernità, l'essere sempre attuale. Impietoso, in un certo senso.

Schnitzler ha scritto il testo tra il 1912 e il 1917, la guerra stava per esplodere, ed esplose; non credi che si debba tener presente l'evento più traumatico dell'umanità nella stesura di un lavoro narrativo in quel periodo? 
Hai ragione, è importante ciò che dici. A proposito, della Prima Guerra Mondiale Schnitzler aveva scritto come ben sai, visto che l'hai citato nel tuo film, "Oh! Uomo": "Si dice è morto da eroe. Perché non si dice mai ha subito una splendida eroica mutilazione? Si dice è caduto per la patria. Perché non si dice mai si è fatto amputare le gambe per la patria?" ...

tenebre