Culture

Il fallimento degli intellettuali TQ: "Forse meritiamo la nostra irrilevanza". Ma...

 

VincenzoOstuni

 

di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

Se la scorsa estate il mondo culturale italiano si è diviso a proposito del successo planetario del caso editoriale-fenomeno di costume della trilogia soft-porno delle “Cinquanta sfumature”, in quella precedente le polemiche si concentrarono su un tema più impegnativo, almeno apparentemente: la nascita del movimento di intellettuali trenta-quarantenni di Generazione TQ, gruppo numeroso, piuttosto romanocentrico e  politicizzato, che a suon di documenti programmatici (tra i primi, furono approvati quelli sulla politica, sull'editoria e sugli spazi pubblici – qui i dettagli) sembrava pronto a rivoluzionare il sistema dell’editoria libraria, e non solo.

 

IL NUOVO NUMERO DI ALFABETA2

Sul numero 30 di Alfabeta2, dal 5 giugno nelle edicole e in libreria, oltre all'intervento di Vincenzo Ostuni, anche (tra gli altri) quello di Franco Berardi Bifo sul tema "Non c’è più Europa".

Dopo che in un’intervista di poche settimane fa uno dei leader di TQ (gruppo in cui non sono certo mancate divisioni e fuoriuscite), il poeta ed editor Vincenzo Ostuni, proprio su Affaritaliani.it (qui) accennò alla “quiescenza – speriamo temporanea…” del gruppo, ecco che lo stesso Ostuni ora interviene sulla rivista Alfabeta2 (punto di riferimento del movimento – qui) con un articolo dal titolo “Che fine ha fatto TQ?”, in cui scrive: “(…) Generazione TQ, che oggi langue, è stata il tentativo meno fallito di articolare proposte collettive radicali – di stampo grosso modo marxiano – e di uscir fuori dal pelago d’irrilevanza, o d’ignavia che ha impeciato gli intellettuali di quella generazione. TQ ha lasciato documenti e forse qualche eredità; eppure ha finito di funzionare. Non perché le sue proposte non siano state realizzate; ma perché neppure sono state ascoltate: le parti con cui TQ avrebbe potuto dialogare le hanno opposto un muro di disinteresse”. Ostuni poi aggiunge: “Le forze vitali di TQ, tutti i suoi membri più influenti, se ne sono progressivamente disamorati. Come anche, infine, il sottoscritto. Decisiva l’indifferenza delle controparti: stampa, politica, industria culturale...”.

L’intervento dell’editor di Ponte alle Grazie si chiude con quest’amara riflessione: “(…) È l’antintellettualismo la tabe della nostra generazione, il motivo per cui non reagisce alle più triviali apologie del mercato, all’appannarsi dell’editoria generalista in un giulebbe mid-low-cult. Esso coinvolge anche alcuni ottimi scrittori: che i loro capolavori, glielo auguro, rimangano; ma la loro coscienza politica è d’acqua fresca. Forse meritiamo la nostra, o meritano la loro, irrilevanza sociale, cognitiva e spesso, in fondo, estetica. Forse dovremmo scioglierci e accostarci, come singoli, ai pochi barlumi che si apprezzano in giro, nei teatri occupati, nei movimenti politici. E ricominciare, novecentescamente da soli o in gruppi sparuti, a lanciare ormai flebili urletti d’allarme. Forse invece no: forse è ancora possibile e utile una voce radicale collettiva e qualificata, più omogenea e agguerrita di TQ. Le due chance sono separate da un crinale strettissimo, e alcuni di noi lo percorrono senza realmente decidere da che parte discendere”.

OSTUNI SU AFFARITALIANI.IT - Contattato da Affaritaliani.it, Ostuni ammette che "l'esperienza TQ non funziona più, anche perché da mesi ormai la discussione interna ha perso d'intensità. Sicuramente noi per primi dobbiamo fare tutti autocritica, è anche questo il senso del mio intervento pubblico". Ma a questo punto cosa accadrà? "Le opzioni credo siano tre: o ci scioglieremo, o potremo continuare, ma solo a seguito di una profonda riflessione interna, oppure ancora potrebbe nascere un altro gruppo, magari più ristretto, ma di sicuro più unito e motivato".  Insomma, se già dopo pochi mesi di vita, l’energia che ha portato Generazione TQ a emergere e ad alzare la propria voce sembrava smarrita, ora arriva l’annuncio della probabile fine di quest’avventura, che complice anche un contesto di grave crisi che da un paio d’anni circa coinvolge il mercato librario italiano (in un Paese in piena recessione) non ha raggiunto gli ambiziosi (e a volte discutibili) obiettivi che si era data. A quanto ci risulta, però, sulla terza opizione citata da Ostuni qualcosa si starebbe muovendo... L'estate 2013 sarà forse di nuovo all'insegna della "rinascita" dei trenta-quarantenni, magari in un gruppo numericamente più limitato?