La Madonna Litta di Leonardo dall’Ermitage di San Pietroburgo a Milano
di Simonetta M. Rodinò
La Madonna Litta giunge a Milano, per la prima volta dopo quasi trent’anni, dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Il celebre dipinto, che rientra nelle celebrazioni nazionali dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, è ospitato presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano. La mostra è sostenuta dalla Fondazione Bracco, grazie a cui sono state fatte le indagini diagnostiche su alcune opere leonardesche.
Fulcro dell’esposizione “Leonardo e la Madonna Litta”, la tempera su tavola eseguita dal genio fiorentino nel capoluogo lombardo nel 1490 circa, è, insieme a uno studio riferibile alla mano di Leonardo, realizzato a punta metallica - raffigura un profilo femminile e un occhio dalla palpebra nettamente delineata -, l’unica opera vinciana.
Nel dipinto, che mostra la Vergine che allatta il Bambino nella stanza aperta sul cielo e sui monti, spiccano la nitidezza delle figure e le cromie brillanti.
Un’opera milanese, appartenuta ai Belgiojoso, poi ai duca Litta finché, nel 1865, Antonio Litta Visconti Arese la cedette allo zar Alessandro II. Da allora si è mossa sei volte dall’Ermitage e una di queste per venire a Milano, trent’anni fa, a Palazzo Reale.
Gli altri lavori, una ventina tra dipinti e disegni, furono eseguiti, negli ultimi due decenni del Quattrocento, dai suoi allievi più vicini: da Giovanni Antonio Boltraffio a Marco d’Oggiono, dall’ancora misterioso Maestro della Pala Sforzesca a Francesco Galli detto Napoletano fino ad anonimi pittori lombardi.
Un’articolata campagna di analisi diagnostiche, eseguite su alcune opere presenti in mostra, ha permesso di evidenziare i diversi modi di realizzare i disegni preparatori e i dipinti da parte degli artisti che operavano nella bottega di Leonardo, dal 1482 al 1499, anni della sua presenza a Milano.
La piccola mostra segue un criterio di pertinenza cronologica e tematica: la Madonna e il bambino.
Giovanni Antonio Boltraffio a Marco d’Oggiono, i due più antichi allievi di Leonardo, già presenti nella sua bottega intorno al 1490, non solo devono essere considerati i responsabili nella diffusione delle novità stilistiche vinciane, ma anche gli esecutori materiali di alcune delle pitture uscite dallo studio che venivano recepite quali opere originali del maestro, essendo egli l’ideatore.
Il caso della Madonna Litta è il più significativo: si tratta di un’opera disegnata e progettata da Leonardo, ma possibilmente condotta, con la sua supervisione, da uno dei due allievi.
Ma allora dove si riconosce la paternità dell’opera?
I curatori Pietro C. Marani e Andrea Di Lorenzo suggeriscono che la “lettura” più convincente dei diversi momenti di composizione dei lavori, all’interno dell’atelier leonardesco, dovrebbe riconoscere nella fase dell’ideazione e della stesura del disegno il momento creativo e quindi la paternità dell’opera, che veniva seguita dal maestro nelle differenti fasi esecutive realizzate dai suoi collaboratori.
“Leonardo e la Madonna Litta”
Museo Poldi Pezzoli - Milano
7 novembre – 10 febbraio 2020
www.museopoldipezzoli.it
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